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Un libro obliquo, che già per la sua forma originale depositata incuriosisce, il volume scritto dall’americana Lisa Kemmerer, edito da una giovane, ma interessante, casa editrice indipendente di Pordenone, Safarà, intitolato Mangiare la terra. Etica ambientale e scelte alimentari. Una scelta editoriale precisa: la volontà di pubblicare opere trasversali, oblique appunto, che fuoriescono da strade già battute e pongono tutti di fronte a prospettive letterarie inesplorate. Ma non è solo la forma del libro a trascinare il lettore. La Kemmerer, professore di filosofia delle religioni presso la Montana State University, è una nota attivista che svolge il suo lavoro di ricerca in nome degli animali, dell’ambiente e di tutti gli esseri privi di potere. Nel suo volume, presentato in Italia lo scorso mese di settembre, la studiosa presenta al lettore attento il gravoso impatto ambientale dell’allevamento animale, della pesca e della caccia. Deve esistere una connessione forte, spesso ignota ai più, tra i movimenti di protezione ambientale e le scelte responsabili che si possono operare quotidianamente nel selezionare quali alimenti consumare. Il portafoglio di ogni consumatore può davvero votare a favore o contro la terra: ogni volta che si mangia, si decide se masticare e digerire prodotti di origine animale dall’alto impatto ambientale o meno.
Qualcuno sa che una porzione di carne bovina crea un potenziale di riscaldamento atmosferico pari a 36 kg di anidride carbonica, corrispondente a quello che si crea guidando un’utilitaria per 3 ore e percorrendo 250 km? E che il 70 percento dei cereali statunitensi e il 60 percento di quelli europei sono usati per alimentare animali da allevamento ? O che si sprecano, sempre negli Stati Uniti, 1000 tonnellate di acqua per produrre una tonnellata di grano? Si pensi poi agli scarti, al fatto che l’allevamento di animali rappresenta la più grande fonte di metano causata dall’uomo, responsabile del 49 percento delle emissioni globali, a letame e urine animali che si fanno strada nei sistemi idrici, fra cui antibiotici, pesticidi, diserbanti, ormoni e solventi per la pulizia. A causa dei pascoli e delle coltivazioni del cibo per animali da allevamento un quinto delle foreste pluviali nel mondo sono andate distrutte tra il 1969 e il 1990, in tutto il mondo le cause principali di degrado del suolo sono il pascolo eccessivo (30 percento), la deforestazione (30 percento) e in in generale l’agricoltura su larga scala (28 percento), tutte connesse al consumo di prodotti animali. Altri dati sconcertanti riguardano la salute dei mari e i danni provocati dalla caccia, con 200 milioni di animali uccisi ogni anno, di cui 50 milioni sono colombi, 25 milioni quaglie, 20 milioni fagiani. La lista è lunga e sconcertante, l’esortazione resta quella di votare per la terra. L’impatto devastante delle scelte alimentari sugli ecosistemi è terribile davvero, per non dimenticare i danni alla salute: una dieta vegetale è la decisione più importante che si possa intraprendere in nome della terra. O, per lo meno, un consumo consapevole. Un buon proposito per un nuovo inizio di 2017.

Lisa Kemmerer, Mangiare la terra. Etica ambientale e scelte alimentari, Safarà Editore, 2016, 222 p.,