Da uno studio universitario emerge che la carne coltivata in laboratorio ha un alto impatto ambientale: da 4 a 25 volte superiore rispetto a quella tradizionale.
La produzione della carne sintetica prodotta in laboratorio (meglio definirla carne artificiale) è molto più impattante dal punto di vista ambientale rispetto a quella naturale proveniente dalla zootecnia tradizionale. Ad affermarlo lo studio “Environmental impacts of cultured meat: A cradle-to-gate life cycle assessment“, realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Davis, in California, e pubblicata sul portale bioRxiv.
Gli autori hanno calcolatole le variabili necessarie a ogni fase della produzione di carne artificiale focalizzandosi su energia, reagenti biologici e chimici. In particolare, le sostanze nelle quali vengono fatte crescere le cellule staminali utilizzate per ricavare la carne avrebbero un forte impatto sull’ambiente, a partire dai processi di trattamento per evitare la formazione di tossine o batteri.
Sono così arrivati a quantificare che la produzione di ogni chilo di carne coltivata potrebbe emettere nell’ambiente equivalenti di CO2 da 4 a 25 volte rispetto alle emissioni della produzione tradizionale. “Va notato che il confine di questa valutazione del Ciclo di Vita si ferma all’impianto di produzione della carne coltivata e non include le perdite di prodotto, la conservazione a freddo, il trasporto e altri impatti ambientali associati alla vendita al dettaglio della carne bovina“, si legge nello studio: “L‘inclusione di tali processi post-produzione aumenterebbe il potenziale di riscaldamento globale dei gas ad effetto serra della carne sintetica”.
Insomma, gli attuali sistemi di produzione che sono di piccolissima scala industriale, se portati a livello produttivo necessario per una significativa sostituzione della produzione mondiale di carne, risulterebbero più inquinanti dell’allevamento di bestiame.
Il business della carne di laboratorio
La carne sintetica finora è prodotta in quantità limitate, eppure gli investimenti in questo comparto continuano ad aumentare, arrivando a oltre 2 miliardi di dollari.
Un entusisamo probabilmente legato alle stime degli analisti che sono ottimisti sulle alternative alla carne. In alcuni report si prevede una sostituzione del 60-70% della carne macinata entro il 2030-2040 (Suhlmann et al., 2019; Tubb & Seba, 2019). Di contro, report più recenti sono più modesti e le previsioni di sostituzione stimano mezzo punto percentuale di prodotti a base di carne convenzionali con prodotti di carne da laboratorio entro il 2030.
Zootecnia tradizionale
La produzione zootecnica è una componente fondamentale del sistema alimentare globale, considerato che fornisce proteine di base (latte, uova e carne) consumate in tutto il mondo, contribuisce alla produttività delle colture attraverso l’utilizzo del letame come fertilizzante naturale (necessario per le coltivazioni bio) e fornisce nutrimento e reddito essenziali alle famiglie svantaggiate nei Paesi a basso e medio reddito.
La produzione globale di carne è aumentata da 70,57 milioni di tonnellate nel 1961 a 337,18 milioni di tonnellate nel 2020, anno in cui la carne di manzo e di bufalo rappresentava il 22% della produzione mondiale di carne, mentre il pollame e la carne di maiale rappresentavano rispettivamente il 39% e il 32% della produzione.
In prospettiva, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura prevede che la domanda complessiva di carne raddoppierà entro il 2050. La soluzione è virare su carne sintetica? Non proprio.
I fan della carne artificiale stanno tentando di far passare questo prodotto come la via maestra per ridurre gli impatti ambientali associati alla produzione tradizionale da zootecnia. Tuttavia, lo studio della UC Davis dimostra che la produzione in laboratorio è ad altissimo impatto ambientale.
“Il problema principale degli studi preesistenti sulla bontà dei modelli tecnologici legati alla carne di laboratorio è che non riflettono nel dettaglio i vari fattori che intervengono nei sistemi di produzione“, si legge a conclusione dello studio. “La nostra valutazione ambientale si basa sui sistemi di processo più dettagliati possibili, arrivando alla conclusione che l’impatto della carne coltivata sarà probabilmente superiore a quello legato alla carne bovina tradizionale. Si tratta di una conclusione importante, dato che sono stati stanziati cospicui investimenti con la tesi che questo prodotto sarà più rispettoso dell’ambiente rispetto alla carne bovina.”