Una strage senza precedenti. Così, le autorità del Virunga National Park, il Parco Nazionale della Repubblica Democratica del Congo noto per la presenza dei gorilla di montagna, hanno commentato il drammatico episodio che ha visto la morte di 13 ranger del parco massacrati insieme ad alcuni civili durante un’imboscata.

BioEcoGeo_Parco_VirungaNella Repubblica Democratica del Congo, in questi giorni, il coronavirus non è al centro delle cronache. Morte e dolore sono stati infatti causati dagli attacchi da parte di un gruppo armato nei pressi di Rumangabo, un villaggio poco distante dal quartier generale del parco, che venerdì mattina ha assalito un gruppo di ranger che facevano rientro al parco. A finire sotto i colpi degli assalitori, oltre ai ranger, alcuni civili.

Il parco Virunga

Negli ultimi 20 anni, sono morti quasi 200 ranger per difendere il parco, un’area naturale protetta e che rappresenta il più antico parco nazionale africano. Fondato nel 1925, è stato proclamato Patrimonio dell’Umanità nel 1975.
Il parco Virunga, oltre che per la sua foresta, i suoi laghi e la sua vegetazione, è noto in tutto il mondo per la presenza dei gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) i primati cui la zoologa Dian Fossey, dedicò l’intera vita e gli studi sul campo, fino alla sua tragica morte, avvenuta anch’essa per mano dei bracconieri il 26 dicembre del 1985 in Ruanda.

Nella difesa del Parco, con una escalation negli ultimi 20 anni, hanno perso la vita 175 ranger: uomini straordinari che hanno dedicato la loro vita alla difesa di un vero e proprio patrimonio di natura, che accoglie nei propri confini alcuni degli ultimi rarissimi gorilla di montagna. Sono molti gli interessi economici che si scontrano con la conservazione: il bracconaggio così come l’uso criminale di altre risorse naturali (la legna delle foreste dei vulcani viene illegalmente trasformata in prezioso carbone) servono a finanziare una criminalità diffusa spesso collegata agli interessi dei signori della guerra.

BioEcoGeo_Emmanuel De MerodeEmmanuel De Merode, Direttore del Parco e lui stesso ferito in un attentato nel 2014, ha dichiarato:  «Virunga ha perso degli uomini straordinariamente coraggiosi che erano profondamente impegnati a lavorare al servizio delle loro comunità. È inaccettabile che i ranger di Virunga continuino a pagare il prezzo più alto in difesa del nostro patrimonio comune e siamo devastati dal fatto che le loro vite siano state interrotte in questo modo. Inviamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie, alle mogli e ai figli che lasciano e ci impegniamo a creare un futuro migliore per la Repubblica Democratica del Congo».

Purtroppo, come ha testimoniato la drammatica strage di ieri, il parco continua ad essere terra di conquista e terreno di caccia di criminali il cui unico obiettivo è trasformare in profitto quel che rimane dell’Africa selvaggia, sottraendo alle comunità locali di un paese tanto tormentato, ogni speranza di riscatto.
«Nato per proteggere gli ultimi gorilla di montagna dai bracconieri e dalla violenza dell’uomo in un’area insanguinata da guerre e conflitti, oggi il parco del Virunga è un vero miracolo pulsante di vita, di biodiversità ma anche di scuole, di piccole economie, di energia sostenibile, di posti di lavoro: rappresenta la possibilità di un futuro diverso nel cuore dell’Africa per migliaia di famiglie. Un grande esempio di conservazione ed economia verde in un continente devastato» ha dichiarato Isabella Pratesi, Direttore Conservazione del WWF che aggiunge: «Per difendere tutto questo e garantire un futuro agli ultimi gorilla di montagna dobbiamo diventare ‘tutti rangers’ del parco del Virunga, unendoci all’incredibile battaglia che questo piccolo grande parco sta portando avanti, a costo della vita dei suoi eroi».