Dal sito dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica leggiamo un interessante articolo della giornalista salentina Marilù Mastrogiovanni che condividiamo con i nostri lettori.
Secondo la giornalista infatti non c’è stata nessuna emergenza, ma solo una falsa rappresentazione della realtà da parte degli organi istituzionali deputati a comunicare con la UE e da parte dei Centri di ricerca baresi. Dunque gli alberi d’ulivo sui quali pende l’ordinanza di abbattimento del commissario straordinario per l’emergenza xylella, Giuseppe Silletti, sono stati sequestrati preventivamente (con facoltà d’uso per garantirne la cura e la raccolta delle olive da parte dei proprietari) per impedire che si sradichino sulla base di decisioni poggiate su falsi presupposti, sia scientifici sia, di conseguenza, amministrativi.
Intanto l’UE risponde, il 22 dicembre, con il portavoce del commissario europeo alla salute Vytenis Andriukaitis, Enrico Brivio, «Non abbiamo indicazioni che siano arrivati a Bruxelles dati sbagliati da parte delle autorità italiane».
«Diffusione di fitopatologia, falso ideologico, violazioni colpose e dolose delle disposizioni ambientali, deturpamento di bellezze naturali, turbativa violenta del possesso di cose immobili». Queste le ipotesi di reato individuate dalle magistrate Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci della Procura di Lecce che hanno appena concluso le indagini sulla “frode xylella”.
I nomi delle persone che stanno ricevendo gli avvisi di garanzia sono pubblici e tra di loro c’è anche Giuseppe Silletti, 63 anni, comandante regionale del Corpo Forestale e commissario straordinario per l’emergenza xylella.
Le Pm hanno incaricato un pool di esperti per verificare i presupposti scientifici su cui si sono basate le decisioni prese dalla Regione Puglia e comunicate alla Ue, hanno riscontrato l’esistenza sul territorio di ben 9 ceppi di xylella fastidiosa, non uno solo, come affermato dai ricercatori del CNR.
Questo induce a concludere che è molto verosimile che la xylella sia presente nel Salento da molto tempo e che si sia nel tempo mutata geneticamente, come è normale facciano i batteri per adeguarsi all’ambiente in cui vivono. Oppure che sono state introdotte più tipologie di xylella che poi si sono mescolate tra loro. Di certo si può affermare che diversi tipi di xylella sono presenti da molti anni e da molto tempo prima rispetto a quando è stata comunicata la sua presenza alla Ue da parte dell’Istituto fitosanitario regionale, cioè il 15 ottobre 2013.
Di fatto vengono a cadere i presupposti per chiedere l’emergenza e la calamità naturale, in base alle quali si sta già usufruendo di ingenti fondi pubblici. Si tratterebbe di indebita percezione di finanziamenti ministeriali ed europei?
Le indagini su questo e su molto altro sono ancora aperte, inclusa l’analisi di svariati terabyte di memoria dei pc sequestrati al CNR di Bari, ancora sotto la lente d’ingrandimento della procura; per ora non è ipotizzato il dolo, semplicemente perché è difficile provarlo, ma sono ipotizzati “solo” la “colpa”, l’imperizia, la superficialità, la negligenza.
«E’ anche da precisare – ha dichiarato il procuratore capo Cataldo Motta – che la Ue non impone di sradicare gli alberi e che anzi l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha precisato che sradicare gli alberi non serve per eradicare il batterio, eppure è stata una scelta della Regione Puglia, quella di sradicare gli ulivi per bloccare l’avanzamento della presunta infezione da xylella. La Ue è stata indotta in errore in base a dati impropri e non del tutto esatti comunicati dagli uffici regionali» ha concluso Motta.
Il Piano Silletti bis dunque è definitivamente fallito: da una parte il sabotaggio dei cittadini,che hanno bloccato le ruspe, ponendo i loro corpi tra i mezzi meccanici e gli alberi, occupando le strade e la ferrovia; dall’altra le decine di ricorsi al TAR e i due ricorsi alla Corte di giustizia europea; infine la Procura, che ha bloccato lo sradicamento degli ulivi, sequestrandoli.
Questa è solo la punta dell’iceberg del grande affaire xylella fastidiosa, le indagini proseguono e c’è da star certi che altri colpi di scena seguiranno.
Il problema è che, come sempre accade in Italia, si possono perseguire gli esecutori di un delitto, ma i mandanti sono difficili da trovare.