Ecco la storia di Liberland, l’eco – Stato più piccolo del mondo.

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Lungo la sponda occidentale del Danubio, più o meno a metà strada tra Zagabria e Belgrado, vi sono sette chilometri quadrati di superficie di terra di nessuno. Una terra figlia di una disputa di confine di lunghissima data, dove né la Croazia né la Serbia hanno mai espresso il desiderio di governarla.

Gornja Siga, come la chiamano gli abitanti locali, è composta da un terreno paludoso, spesso soggetto a inondazioni, percorsa da un’unica strada con una sola corsia. L’assenza di autorità governativa su Gornja Siga risale alle fine del 19esimo secolo e la sua storia è legata a doppio filo al corso del Danubio. In quegli anni, infatti, il fiume fu accettato come confine naturale tra le regioni – a quel tempo sotto il controllo austro-ungarico – che sarebbero poi diventate Croazia e Serbia. Il percorso naturale del Danubio, però, rendeva difficile e tortuoso il passaggio delle barche grandi e quindi fu deciso di cambiare il suo corso. Da questo processo nasce la terra di nessuno: Gornja Siga.

Il 13 aprile 2015, un gruppo di cittadini cechi, guidati dal giovane militante del partito euroscettico “Svobodní” Vit Jedlička, ha dichiarato l’indipendenza di Gornja Siga. Nasce così il terzo Stato più piccolo al mondo dopo il Vaticano e il Principato di Monaco: la Repubblica Libera di Liberland. L’idea di Jedlička è stata quella di creare un paese abitato da “persone oneste” che vogliono “prosperare senza essere oppresse dai governi con restrizioni e tasse inutili”.

A poco più di un anno dalla sua nascita, sono stati selezionati i progetti vincitori per l’urbanizzazione di Liberand. A vincere è stata l’idea di un collettivo composto da americani  e sauditi degli Emirati Arabi basato sulle alghe. I progetti, sottolinea l’ufficio stampa di Liberland, “presentano piani realistici su come poter creare un’urbanizzazione sostenibile per più di 340 mila cittadini, nel rispetto dell’ambiente e nell’ottica di un paese totalmente carbon free”.

Gli architetti che si sono messi in gioco hanno dimostrato che “Liberland può essere un eco-stato che vive con la natura, capace di accogliere centinaia di migliaia di persone in un’infrastruttura espandibile alimentata dalle alghe e dal riutilizzo intelligente dell’energia”. Bioenergia, riciclo, elevazione verticale per le abitazioni e agricoltura urbana. Queste le soluzioni proposte dagli architetti in gara.

Il progetto italiano su Liberland eseguito dallo studio Sergio Bianchi  con le strutture geometriche alimentate da energia bio con “appartamenti inseriti in costruzioni cilindriche a livelli connesse da un sistema di trasporto interno” si è classificato quinto.

Per il presidente Vit Jedlička i risultati “dimostrano non solo che Liberland può diventare una città stato autosufficiente ma anche che le persone si interessano veramente quando sentono che il loro lavoro ha un obiettivo più alto”.