Vicenza e l’ecomostro di Borgo Berga sono da qualche giorno al centro dell’attenzione grazie ad un paio di iniziative, non collegate tra di loro, ma che allo stesso modo sono riuscite a raggiungere lo scopo: accendere i riflettori sull’edificio di Borgo Berga, simbolo di uno scempio ambientale.
Si tratta di un’opera incompiuta, un colosso di cemento inutilizzato e inutile, posto tra due fiumi e in una delle zone più belle di Vicenza, città patrimonio dell’umanità che rischia per questo motivo di essere esclusa dalla lista dei siti tutelati dall’UNESCO.
La denuncia
Da quando è iniziata la costruzione del complesso di Borgo Berga, nel 2006, i suoi edifici sono al centro di indagini dopo che il quotidiano La Repubblica ha fatto emergere, con una sua inchiesta, problematiche politiche e ambientali piuttosto rilevanti. Ma anche molti cittadini, le associazioni ambientaliste del territorio e i gruppi politici hanno cercato con forza, negli anni, chiarezza sull’iter che ha portato alla costruzione di quest’ecomostro. La magistratura ha già posto sotto sequestro una parte del cantiereFreaks of Nature e denominata Freaks Against the Machine ed ha aperto un’indagine su 18 persone.
Le iniziative
Un’installazione artistica flash, durata poche ore, realizzata nella notte tra il 6 e il 7 ottobre, ad opera dei , giocando col nome di un noto gruppo musicale. In una nota ufficiale gli artisti spiegano: “L’opera pesa 484 chili ed è composta da 140 metri di tela bianca dipinta a mano e 180 chili di colore verde di più tonalità. In questo modo il mastodontico complesso di Borgo Berga si è trasformato nel telaio di una maestosa opera a cielo aperto, permettendo all’arte di tornare ad essere alla portata di tutti. Protagonista simbolica di questa performance è la Natura che, grazie alla pittura e all’arte, riesce a riappropriarsi di se stessa, riprendendosi lo spazio che negli anni le è stato tolto. Come il bamboo, texture dell’opera, che cresce un metro e mezzo ogni anno, la performance ha simbolicamente ripercorso il ciclo della natura nel coprire i 15 metri di altezza degli edifici. Questo per farci intuire cosa e come avrebbero potuto essere quegli scenari se, negli ultimi dieci anni, non fossero stati cementificati e deturpati.” L’opera è solo l’ultima in termini di tempo di un artista che, attraverso le sue performances, cerca di svelare e manifestare messaggi per smuovere le coscienze. In questo caso si è trattato di un forte atto di accusa nei confronti della politica della cementificazione e del non rispetto del territorio.
Il giorno dopo, ma non collegato in alcun modo all’installazione artistica avvenuta poche ore prima, come volutamente spiegato in una nota proprio dall’artista Freaks of Nature, un gruppo di attivisti ha occupato l’edificio in modo del tutto pacifico e da lì hanno lanciato la campagna “Vicenza si solleva” (#vicenzasisolleva). Gli attivisti di “Vicenza si solleva” (con Bocciodromo e No Dal Molin) sono saliti, maschera in volto, sulle gru e sui palazzi in costruzione per srotolare striscioni per «la demolizione dell’ecomostro». L’iniziativa è stata portata avanti fino al giorno dopo, quando si sono aggiunte altre persone per dare vita ad un’assemblea sulla questione. In seguito al blitz anti- cemento è stata presentata querela da Paolo Dosa, presidente di Sviluppo Cotorossi, proprietaria dell’area, mentre agenti della Digos hanno filmato l’occupazione, identificati i partecipanti e inoltreranno una relazione in procura per l’occupazione abusiva del cantiere e la violazione dei sigilli posti a novembre 2015 dalla magistratura. Ad oggi il procuratore Antonino Cappelleri, titolare del fascicolo, sta attendendo l’esito della consulenza affidata a un pool di esperti i quali dovranno chiarire da una parte la regolarità o meno dell’iter amministrativo e delle varie autorizzazioni, dall’altra i possibili rischi idraulici legati alla costruzione degli undici edifici previsti da progetto nell’area E sottoposta a sequestro.
Lo scopo del comitato di attivisti è proprio quello di porre l’attenzione sulla questione vicentina, di sollecitare la Corte dei Conti, la Procura e tutte le autorità competenti nell’azione d’individuazione delle responsabilità di chi ha voluto costruire questo ecomostro, opera di deturpazione ambientale.