Lecce, al cantiere Tap forte tensione tra protestanti e forze della polizia.
Dopo il parere positivo del Consiglio di Stato, che dà il via all’espianto degli ulivi e ai lavori della Trans Adriatic Pipeline  per la costruzione di un gasdotto in pieno Salento, 300 attivisti hanno deciso di presidiare il cantiere fin dall’alba per evitare l’espianto di circa 200 ulivi.
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Le forze dell’ordine hanno forzato il sit in del sindaco di Melendugno, degli amministratori di altri comuni della zona e di tanti attivisti che  protestano contro il proseguo dei lavori.
Una settimana fa, la Prefettura di Lecce aveva chiesto alla multinazionale di sospendere le attività, in attesa dei chiarimenti sull’iter autorizzativo. Ma proprio ieri, 27 marzo, è arrivata a  sostegno della legittimità delle autorizzazioni in atto anche la sentenza del Consiglio di Stato, che ha respinto i ricorsi della Regione Puglia e del Comune di Melendugno. Dal punto di vista legale, quindi, i lavori possono iniziare, ma i salentini non ci stanno e  difendono ad ogni costo la loro terra.
La vicenda
Un anno fa partiva la prima provocazione della Tap che simbolicamente recintava la zona in cui sarebbero dovuti iniziare i lavori per espiantare ulivi e costruire il gasdotto e lo faceva poche ore prima che arrivasse il fatidico 16 maggio (2016), data di  scadenza dell’Autorizzazione unica, che consentiva di costruire l’opera.
gasdotto--600x387Obiettivo: portare in Italia il gas dell’Azerbaijan.

Si tratta del primo atto concreto nell’area di cantiere, al netto dei sondaggi geomorfologici e delle verifiche varie degli anni scorsi, sul quale si è immediatamente concentrata l’attenzione dei vigili urbani di Melendugno, che hanno effettuato un sopralluogo, scattato foto e preso misure. Quei dati vengono vagliati attentamente dall’Ufficio tecnico comunale: alla società viene richiesta la documentazione relativa ai lavori che intende eseguire. Il country manager, Michele Mario Elia, dichiara che si sarebbe trattato di bonificare la zona da eventuali ordigni bellici e di indagini archeologiche, ovvero gli unici interventi possibili dopo che la Regione Puglia aveva impedito, con la mancata ottemperanza alla prescrizione A44,  l’espianto degli ulivi sull’area di cantiere. Bonifiche belliche e indagini alla ricerca di reperti, tuttavia, secondo il Comune di Melendugno sono attività che la Via (Valutazione di Impatto Ambientale) imponeva di effettuare ante operam: per questo motivo non possono essere considerate come l’effettiva apertura del cantiere. Secondo i legali dell’ente, la Tap aveva affermato il falso nella comunicazione con cui il 13 aprile del 2016 aveva dichiarato l’imminente avvio della cantierizzazione proprio tramite quelle attività e non a caso il sindaco, Marco Potì,  annunciò l’imminente presentazione di una denuncia per falso ideologico in atto pubblico.
Questo è il clima in cui poi si sono avvicendati pareri positivi, tra cui quello dell’Osservatorio Filosanitario Regionale e ricorsi, fino ad arrivare alla sentenza del Consiglio di Stato e alla nota positiva del Ministero dell’Ambiente, contro ogni protesta del comune di Melendugno e della regione Puglia.
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