A cosa serve la sostenibilità se la natura non torna?

Intervista a Isabella Bussi, responsabile sostenibilità del Gruppo Fedrigoni, che a concetti di complessità aziendale risponde con semplicità e bellezza.

All’undicesima edizione del Salone della CSR e dell’Innovazione sociale sono state innumerevoli le aziende che si sono raccontate e che hanno mostrato come ormai i valori della sostenibilità siano parte integrante delle loro strategie aziendali. Non più un comparto tecnico e parallelo all’azienda, ma qualcosa che permea ogni settore dell’attività imprenditoriale e che coinvolge tutti i dipendenti.

Fra le numerose esperienze presentate, abbiamo deciso di approfondire quella di Fedrigoni Group, azienda leader nella produzione di carte speciali, etichette premium e materiali autoadesivi, attraverso le parole di Isabella Bussi, leader del team sostenibilità del Gruppo. 

Isabella Bussi, ci spiega a cosa si riferiva quando in Bocconi ha definito i vostri stabilimenti “case d’epoca”?

«I luoghi della nostra attività e i nostri processi produttivi sono antichi. Antichi perché Fedrigoni esiste dal 1888 e molte nostre cartiere risalgono proprio al 1800. Inoltre, antichi perché lavoriamo un prodotto che è arrivato in Europa nel XII secolo. È un’eredità non da poco ed è una sfida che ci siamo assunti con grande determinazione ed entusiasmo guidati dal nostro approccio “Making Progress”, un processo di innovazione e miglioramento continuo che mira alla semplicità e agilità in tutto ciò facciamo. 

In un mondo in cui tutti parlano di complessità dei fenomeni e dei processi, colpisce che un’azienda con 5.000 dipendenti e che opera in più di 130 paesi a livello globale, racconti di semplicità.

«Credo che spesso le soluzioni migliori siano le più semplici. Facciamo un esempio. Negli stabilimenti, accadeva spesso che le porte scorrevoli tra un settore e l’altro rimanessero aperte, inficiando la sicurezza di chi operava in quegli ambienti. Da quando, nell’ambito del nostro rebranding globale, abbiamo personalizzato queste porte con la nostra nuova immagine aziendale, è stato spontaneo per i nostri colleghi della produzione, tenerle chiuse. Una soluzione semplice, bella ed efficace.
Capisco che alcune cose possano sembrare dettagli, ma la nostra vita è fatta di piccoli passi e miglioramenti giorno dopo giorno e noi in Fedrigoni abbiamo l’ossessione per i dettagli. Soprattutto quelli legati alla bellezza che poi, è anche l’anima dei nostri prodotti sempre più posizionati sui segmenti premium.
Lavorare in un’azienda circondati da bellezza genera benessere e Olivetti ci ha insegnato che il benessere delle persone è alla base di un’azienda in ottima salute».

“Le persone sono al centro di tutto”. È un bel messaggio per chi si approccia alla vostra realtà.

«Tutte le persone in azienda sono animate da quelli che noi chiamiamo i comportamenti Fedrigoni, ovvero tre principi che ispirano le azioni e le decisioni di ognuna delle nostre 5.000 persone nel mondo: puntiamo all’eccellenza, acceleriamo le relazioni e facciamo nostro il cambiamento. Questi comportamenti guidano e spronano ognuno di noi a contribuire alla crescita del nostro gruppo con uno spirito di collaborazione e uno sguardo aperto alla trasformazione».

 Lei ha dichiarato che il cambiamento e l’accelerazione per Fedrigoni è oggi, e non domani. Tanto meno nel 2030.

«Siamo guidati da una strategia ambiziosa che ci porta ad accelerare su tutti i fronti dell’azienda, incluso il nostro impegno per la salvaguardia dell’ambiente, delle persone e delle comunità in cui operiamo. Ce lo chiedono i clienti, i nostri investitori e soprattutto l’ambiente che ci circonda. Trovare una soluzione sostitutiva alla plastica monouso, ad esempio, è una delle nostre priorità. Sviluppare carte speciali che abbiano le stesse caratteristiche funzionali della plastica, ma senza l’utilizzo di agenti dannosi per l’ambiente o l’uomo, è una delle nostre sfide di oggi. E dobbiamo vincerla entro un paio di anni, non di più. Il 2030 è un orizzonte troppo lontano».

In conclusione, dalle sue parole a volte traspare una certa insofferenza per termini quali sostenibilità, valori e KPI. Mi sbaglio?

«In effetti, mi impongo di usare la parola sostenibile il meno possibile. Non perché non ci creda, ma perché mi sembra sempre che manchi un pezzo. Mi domando spesso: ma siamo davvero sicuri che seguendo i KPI che ci siamo imposti tornerà, ad esempio, la biodiversità che stiamo distruggendo? Io non ne ho la sicurezza, ma se la natura non torna…che senso ha? È per questo che, tornando al caso della biodiversità, abbiamo deciso di monitorare lo stato di salute degli ambienti in cui sono situate le nostre fabbriche, spesso luoghi immersi nel verde e ricchi di elementi naturali. Abbiamo avviato un processo di monitoraggio degli uccelli rapaci in quanto, posti all’apice della catena alimentare, risultano essere molto sensibili agli inquinanti ambientali e, pertanto, sono considerati un buon indicatore dello stato di salute dell’ambiente. Se i predatori torneranno a essere presenti nelle nostre aree, allora vorrà dire che la nostra biodiversità è sana e che la nostra attività non ha un impatto negativo. Solo così potremo avere la certezza che i nostri sforzi sono serviti, già oggi, a salvaguardare concretamente l’ambiente».

Dal sito Fedrigoni è possibile scaricare il report di sostenibilità per avere maggiori informazioni sui dati ambientali e finanziari del gruppo.