Russia, Cina e Norvegia hanno bloccato la proposta di creare un santuario marino nell’Oceano Antartico per i loro forti interessi commerciali nell’area.

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La riserva, che avrebbe coperto un’area di 1,8 milioni di chilometri quadrati (700.000 miglia quadrate), proteggendo innumerevoli creature marine tra cui balene blu, foche leopardo, orche e pinguini, non si farà. A stabilirlo, dopo annose trattative e un’approvazione, in linea di principio nel 2016, è stata la Commissione per la conservazione delle risorse biologiche dell’Antartico (CCAMLR) che si è riunita a Hobart, in Tasmania, pochi giorni fa.
Ad aver votato a favore dell’enorme riserva oceanica sono stati 22 stati tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea ma Cina, Russia e Norvegia hanno posto il veto. Per passare la proposta avrebbe dovuto ottenere l’unanimità dei voti.

«Abbiamo perso un’opportunità storica per creare la più grande area protetta sulla Terra. Avremmo potuto salvaguardare la fauna selvatica, affrontare il cambiamento climatico e migliorare la salute dei nostri oceani globali» ha affermato Frida Bengtsson della campagna Protect the Antarctic di Greenpeace.

Proteggere le acque antartiche infatti non è solo importante per la conservazione delle specie minacciate, ma ha anche un ruolo chiave nella battaglia contro i cambiamenti climatici. L’Antartide è un vero e proprio deposito di CO2 in quanto le sue acque assorbono enormi quantità di anidride carbonica. I krill contribuiscono alla rimozione di tale gas mangiando cibi ricchi di carbonio sulla superficie dell’acqua e scendono poi in profondità, nelle acque più fredde, dove espellono il carbonio consumato. Inoltre, questi piccoli crostacei sono una fonte di alimentazione chiave per balene e pinguini. Il santuario e la sua area protetta avrebbero ostacolato quindi la pesca su scala industriale del krill, attività in cui invece Norvegia, Russia e Cina sono fortemente coinvolte.

«Il nostro tempo sta scadendo e gli scienziati non hanno dubbi: se vogliamo proteggere la fauna selvatica, garantire la sicurezza alimentare a miliardi di persone e contribuire ad affrontare i cambiamenti climatici è necessario creare santuari marini almeno nel 30% dei nostri oceani entro il 2030 ha concluso Bengtsson. Attualmente però, solo il 7% dei nostri oceani è protetto.
«La protezione marina dovrebbe essere la regola, non l’eccezione», ha affermato il capo dell’UN Environment, Erik Sondheim.