La Regione dice NO alle trivelle nel Parco Nazionale del Cilento.
Il vice presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, con delega all’ambiente, spiega le ragioni del No alla Shell: “Nnon si tratta di una contrarierà economica o di sviluppo. Crediamo che queste ricerche vadano fatte in località compatibili”.
Poi la chiosa del braccio destro del presidente Vincenzo De Luca: “Come lo Stato ha istituito con leggi dello Stato un parco nazionale, così noi diciamo NO secondo quelle stesse leggi”. Per Bonatavicola andrebbe rivista la concessione a questo tipo di ricerche perchè “un’attività estrattiva in un Parco Nazionale è una cosa totalmente illogica e senza senso”.
Proprio a inizio gennaio partì una petizione contro le trivellazione nel Vallo di Diano intitolata “Vallo a Difendere”. Per i comitati locali, un’operazione del genere oltre a rappresentare uno scempio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, e a rappresentare un danno alla salute, non porterebbe nessun beneficio economico.
Già nel 2005 la società di idrocarburi fece la prima istanza di ricerca in terra ferma. Molti i comuni interessati e ubicati su due regioni, Campania e Basilicata: Brienza, Marsico Nuovo, Paterno, Tramutola, Atena Lucana, Montesano sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio, Sassano e Teggiano.
Il capitolo petrolio nel Vallo di Diano si era riaperto pochi giorni prima del Natale 2016 con la nuova procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) richiesta dalla Shell E&P S.p.A. al Ministero dell’Ambiente, nell’ambito dell’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi “Monte Cavallo”.