Con l’adozione dell’Agenda 2030, i governi si sono volontariamente sottoposti al processo di monitoraggio effettuato direttamente dalle Nazioni Unite rispetto allo stato di attuazione degli SDGs.
I 17 Sustainable Development Goals, SDGs, sono obiettivi di sviluppo sostenibili lanciati per sottolineare il concetto che la sostenibilità non è più solo una questione meramente ambientale. Quando si parla di sviluppo sostenibile si fa infatti riferimento a una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo, includendo anche quella sociale.
Gli obiettivi dell’Agenda2030 e l’Italia
Dal settimo Rapporto annuale presentato da ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, emerge un ritardo dell’Italia nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 Onu. La crisi sistemica del modello di sviluppo dominante accelerata dalla pandemia, dalla guerra in Ucraina e dai cambiamenti climatici sta aumentando le disuguaglianze sociali.
Per raggiungere gli impegni che abbiamo preso, è necessario che anche le imprese facciano la loro parte. Sia a livello ambientale, attraverso l’attivazione di processi di produzione sempre meno impattanti sull’ambiente, la riduzione dei consumi (idrici e energetici), il minor utilizzo di materie prime non rinnovabili e l’impiego degli scarti di produzione in un’ottica di economia circolare. Ma anche sociale rendendo il luogo di lavoro più accessibile e inclusivo. Il tema dell’inclusione è oggi un argomento molto trattato a livello manageriale, percependo sempre in maniera maggiore come assumere un approccio valorizzante nei confronti delle diversità all’interno dell’azienda, apporti un grande valore in termini di clima e di benessere della popolazione aziendale stessa, oltre che di applicazione della normativa sia nazionale che europea.
Come rendere l’ambiente di lavoro più inclusivo
«Diversità è essere invitati alla festa, inclusione è essere invitati a ballare». Con questa metafora Verna Myers, Inclusion Strategist e attivista americana, stabilisce in modo univoco come la diversità sia un dato di fatto, mentre rendere un ambiente davvero inclusivo per tutte le persone che ne fanno parte sia una scelta intenzionale e che si posiziona in una direzione ben precisa. È necessario adottare un approccio trasformativo nei confronti dell’azienda, mirando ad agire sulle persone che ne fanno parte e sull’implementazione della cultura aziendale, come anche e soprattutto sulle strutture organizzative interne.
In questa strategia, diventa fondamentale puntare su leader aziendali lungimiranti che si propongono come ambasciatori per l’uguaglianza nei confronti dell’intero ecosistema aziendale, dai fornitori ai clienti, fino ai partner.
Ma questo ovviamente, non basta. Esistono anche limitazioni fisiche che l’azienda deve affrettarsi ad eliminare. Queste sono regolamentate dalla norma Uni Eni 17210, che descrive i requisiti minimi di base che un ambiente costruito deve possedere per essere accessibile e utilizzabile dal maggior numero di utenti, incluse le persone con disabilità. L’ambiente di lavoro deve essere progettato senza barriere per essere fruibile da tutti senza bisogno di adattamenti o progettazioni specializzate.
Nella realtà quotidiana, questo significa che per garantire davvero pari opportunità, le imprese dovranno fare in modo che l’ambiente di lavoro sia accessibile e munito, ad esempio, di parcheggi adatti anche a veicoli attrezzati al trasporto di disabili su sedia a rotelle.
Solo in questo modo l’ambiente di lavoro potrà essere davvero il luogo di integrazione e di inclusione per eccellenza.