Ogni essere umano ha uno scopo nella vita. C’è chi decide di metter su famiglia. C’è chi decide di salvare l’ambiente. C’è chi poi vuole salvare l’ultimo mulino a pietra della propria regione. Questo visionario ha un nome: Stefano Caccavari, 27enne originario di San Floro, in provincia di Catanzaro, ed ha raccolto 500mila euro con un appello su Facebook, creando così la più grande startup agricola del mondo.
Ci sono voluti circa tre mesi per dare vita al suo progetto “Mulinum”, un piano per riportare in Calabria la filiera dei grani antichi e rilanciare il proprio territorio a partire dall’agricoltura, dai prodotti a chilometro zero e dalle lavorazioni di una volta. Il progetto “Mulinum” nasce a febbraio, quando Caccavari viene a sapere che l’ultimo mulino in pietra naturale, di quella che un tempo veniva chiamata la “Valle dei Mulini”, sta per chiudere. “ A San Florio anni fa c’erano nove mulini – spiega “Lo Steve Jobs del cibo”, come viene definito in paese – ma con l’arrivo dei mulini moderni a cilindri quelli a pietra vennero smontati e dismessi”. Questa trasformazione dei processi di produzione ha portato alla dismissione anche delle piantagioni di grano locale. La conseguenza naturale di questo passaggio è stata quella che i contadini invece di produrre la farina in proprio hanno iniziato a vendere la materia prima ai mulini industriali.
E’ alla luce di questo quadro disastroso che Stefano Caccavari ha dato il via al suo progetto di crowdfunding, raccogliendo in 86 giorni di raccolta fondi 500 mila euro con donazioni arrivate da tutto il mondo: da Pechino a New York, da Londra a Miami.
Va detto a onor di cronaca che il ragazzo non è un pivello del settore agricolo. “Nel comune di San Floro, in cui doveva nascere una discarica poi bloccata dalla Regione dopo una lotta di residenti e comitati, è molto conosciuto per avere realizzato “Orto di famiglia”, con cui ha messo a disposizione quattro ettari di terra di proprietà di famiglia a quanti, in cambio di un ‘abbonamento’, siano interessati a raccogliere prodotti coltivati senza additivi chimici e con una provenienza sicura”.