Il 28 aprile continueremo a celebrare la giornata delle vittime dell’amianto. E lo faremo ancora per anni. Purtroppo.
Nonostante siano passati ormai più di 20 anni dalla messa al bando in Italia dell’amianto (legge n.257 del 1992 che sancì il divieto di estrazione, commercializzazione e produzione di amianto), i dati legati alla pericolosità di questo materiale, alla sua diffusione sul territorio e alle potenziali future vittime, sono ancora drammatici.
Solo in Italia si contano più di quattromila morti ogni anno per tutte le malattie asbesto correlate, con oltre 15 mila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008.
Le stime, fornite dagli studi del CNR-Inail, parlano di ben 32 milioni di tonnellate di amianto presenti sul nostro territorio nazionale. Solo nei siti da bonificare che rientrano nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’Ambiente si contano 75 mila ettari di territorio in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto, tra questi Balangero (To), Casale Monferrato (Al), Broni (Pv), Bari-Fibronit e Biancavilla (Ct), con il suo problema specifico di fibre asbestiformi). Molti di questi stanno ancora attendono la bonifica, nonostante la loro pericolosità sia stata ormai conclamata. Questo perché, ad oggi, la problematica non è ancora diventata una priorità del nostro Paese e le regioni continuano ad avere difficoltà nell’attuazione della normativa. Ciascuna regione avrebbe dovuto infatti, entro 180 giorni dalla pubblicazione della legge (ricordiamo: 27 marzo 1992), approvare il Piano Regionale Amianto, strumento volto a indicare le linee guida per l’attuazione delle normativa. A 23 anni di distanza mancano ancora all’appello Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sardegna.
È questa una delle considerazioni che ha portato la nostra redazione a seguire sempre più attentamente questo tema. Problematica sociale, sanitaria e ambientale di cui abbiamo parlato spesso grazie anche al prezioso lavoro della nostra giornalista Stefania Divertito che, in questi anni, ha concentrato gran parte della sua attività proprio sulle drammatiche conseguenze dell’utilizzo di questo materiale. L’amianto, infatti, non è un materiale appartenente al passato, ma è un’eredità che ci accompagnerà nei prossimi anni e con la quale dovremo fare i conti. La latenza delle malattie asbesto correlate è molto lunga, parliamo anche di decine di anni, però si può contenere con la prevenzione e con i controlli nelle persone che sono state a contatto con questo materiale sia per lavoro che semplicemente perché sono state per molto tempo in luoghi in cui l’amianto è presente nei materiali costruttivi. Ecco perché è importante avere una mappatura di tutti i luoghi a rischio e da qui avviare velocemente opere di bonifica e di controllo sanitario.