Lì stanno piantati alti alberi sempre in rigoglio, peri e melograni e meli dagli splendidi frutti, e fichi dolci e ulivi rigogliosi. Mai, per tutto l’anno, i loro frutti appassiscono ne’ vengono a mancare, sia inverno oppure estate, ma sempre il soffio di Zefiro gli uni fa spuntare, gli altri fa maturare. Omero.
Un bel giorno, in libreria, luogo preferito di pellegrinaggio, accarezzando gli eleganti e ordinati scaffali, scorgo una copertina con alberi e tronchi zebrati immersi nel verde. Attirata come sempre dalla Natura, mi avvicino a questo libro dalle grandi dimensioni, sottile e filiforme ma alto e longilineo, proprio come un robusto e maestoso tronco d’albero. E’ un’avventura aprire le pagine ruvide di una carta quasi d’altri tempi e lasciarvi scorrere le dita che magicamente vengono attirate da colori e disegni. Una presenza amorevole, accanto, come sempre, ultimamente, nei momenti magici e delicati, mi regalerà quei tratti adagiati sui pensieri diventati ancor più leggeri. Anche io avrò il mio regalo di questo momento felice. È un libro per bambini che vogliono imparare a riconoscere gli amici fedeli e sempre presenti e attenti, quei rami che svettano sereni e sicuri verso il cielo senza nuvole, alla ricerca di luce ed energia. Ma si rivolge ed è adatto anche agli adulti perché rispettino e apprendano quell’energia vitale. Con cura, calma e attenzione. Ogni disegno delicato è accompagnato da una sua storia e da un riferimento poetico. L’ulivo è affiancato dalla parole di Federico Garcia Lorca, il pino marittimo dai versi di Gabriele D’Annunzio, il limone da quelli di Eugenio Montale, la quercia dal ritmo di Giovanni Pascoli; appaiono i cipressi di Giosuè Carducci, gli abeti dai quali Stradivari ricavava i violini, il colle e le siepi cari a Giacomo Leopardi, i pioppi vibranti descritti da Clemente Rebora, i gelsi della grande Ada Negri. Poesia e natura, inseparabili amici. Si impara a riconoscere l’albero e ad associarvi un pensiero. Tanti piccoli momenti dedicati solo a sé stessi. Un viaggio originale nella terra, nei suoi frutti, nelle sue bellezze, nei suoi tepori, nei suoi sapori, odori e colori. E poi vi sono le leggende e le fiabe, come quelle di Piramo e Tisbe che si incontravano furtivamente all’ombra di un gelso, di Filemone e Bauci trasformati in quercia e tiglio, degli innamorati Pan e Borea o di Morfeo che si rifugiava sotto gli olmi. Ci perdiamo in queste pagine, nelle foglie e nelle chiome di disegni a pennellate e china che ci riportano ai pensieri di fanciulli, quando all’ombra di un giardino in fiore si sognava di scappare lontano e di viaggiare per il mondo solo con uno zainetto zeppo di matite colorate e carta di Fabriano su cui ricamare. Qui non cadono le foglie, molti alberi restano verdi, altri sono rossi, anzi quasi arrossiti, imbruniti dal vento autunnale che ne scompiglia le chiome. Anche i candidi ciliegi giapponesi, degni dei più maestosi imperatori, ci ricordano come si celebra l’arrivo della primavera, in un pomeriggio invernale dove restiamo quasi inermi, accoccolati davanti al camino acceso e scoppiettante. Il vento porta con sé i fiori di questi alberi maestosi e sereni e li trascina fino al biancore candido delle nubi di panna. Ci si perde ancora, distesi sull’erba con il naso all’insù, osservando l’azzurro del cielo primaverile mentre fuori nevica. Le stagioni sono confuse, in questo momento, non si distingue dove si è, un po’ come naufraghi persi nel nulla del mare azzurro intenso. Perché questi alberi ci prendono per mano e ci lasciano sognare, mentre, palpitanti, felici e sereni, di nuovo e sempre eternamente bambini, restiamo abbracciati. Pagine, colori, sogni, ricordi, piani futuri, parole d’amore e rispetto. Che bella giornata.
Vengono i giorni della fioritura / e i tigli in una cinta di steccati / diffondono insieme con l’ombra / un irresistibile aroma. / La gente che passeggia sotto i tigli / col cappello d’estate vi respira / questo forte odore inesplicabile, / ma familiare all’intuito delle ali. Boris Pasternak
Pia Valentinis, Mauro Evangelista, Raccontare gli alberi, Rizzoli, 2012, 44 p.