«Stati Generali dei cambiamenti climatici: dire le cose come stanno, ma veramente».
Così esordisce Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Alma Mater e Coordinatore del Comitato Energia per l’Italia, un gruppo di docenti e ricercatori che mettono a disposizione le proprie conoscenze e informazioni scientifiche dando il proprio contributo per superare le difficoltà poste dal problema energetico.
Punto di riferimento in tema scientifico ed energetico, il Professor Balzani a nome del Comitato, ha scritto per BioEcoGeo un commento dopo le affermazioni del Premier Renzi dello scorso lunedì sul tema dei cambiamenti climatici.

Professor Vincenzo Balzani
Professor Vincenzo Balzani

«Le persone veramente grandi sanno di non sapere tutto e, con molta umiltà, si fanno consigliare o almeno ascoltano il parere di persone che, su quel dato argomento, ne sanno di più di loro. In questo modo riescono a “guardare avanti”. Un bellissimo esempio lo offre papa Francesco che ha scritto il primo capitolo dell’enciclica dopo aver ascoltato cosa dicono gli scienziati sul problema energetico-climatico.
Purtroppo non è il caso del nostro Presidente del Consiglio, che in tema di energia e clima parla spesso come persona che sa già tutto e ha già deciso quello che bisogna fare.
Agli Stati Generali dei cambiamenti climatici e protezione del territorio, tenutisi il 22 giugno a Roma, Renzi ha liquidato il problema energetico-climatico con poche parole: «Oggi il nostro nemico è il carbone; fra 40-50 anni avremo bisogno di andare ben oltre la lotta a questo combustibile ma dobbiamo essere capaci di dire le cose come stanno, cioè che le rinnovabili da sole non bastano e che da qui a domani mattina non finiscono né il petrolio né il gas».
Non è chiaro se parlasse del mondo o dell’Italia. In ogni caso, ha messo assieme due ovvietà (“oggi il nostro nemico è il carbone”; “da qui a domani mattina non finiscono né il petrolio né il gas»”), ma ha dimostrato di non conoscere quale sia la soluzione del problema energetico-climatico.
Il mondo, e quindi anche l’Italia,  non può aspettare “40-50 anni per andare ben oltre la lotta” al carbone, perché petrolio e gas sono già oggi i maggiori responsabili delle emissioni di anidride carbonica. Se poi per l’Italia vogliamo dire “le cose come stanno”, ma veramente, allora bisogna ricordare alcune cose importanti.
Secondo la BP Statistical Review del giugno 2015 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di  159 Mtep, queste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Non è “da qui a domani mattina”, ma si va poco più in là. Si tratta cioè di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento fra l’altro potrebbe produrre danni economici molto più ingenti dei benefici che può apportare. Le energie rinnovabili inoltre, non sono più una fonte marginale di energia, come ancora crede il Presidente Renzi: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia. Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze. La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta già avvenendo in tutti i paesi del mondo. In particolare, l’Unione Europea (UE) ha già da tempo messo in atto una strategia che per il 2050 prevede che l’80% dell’energia provenga dalle energie rinnovabili.
Infine l’Italia, paese povero di materie prime, che storicamente ha basato sull’industria manifatturiera e sul commercio i suoi periodi di prosperità economica e prominenza internazionale,  sviluppando le energie rinnovabili, delle quali è ricca, ha un’occasione straordinaria per trarre enorme vantaggio dalla transizione energetica in atto. È del tutto evidente che il futuro economico, industriale e occupazionale del nostro Paese deve essere basato sullo sviluppo delle energie rinnovabili, che è anche l’unico modo per ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese da altre nazioni.

Senza sapere queste cose si fanno discorsi che guardano non avanti, ma indietro. Le abbiamo scritte al Presidente ed ai suoi ministri in una lettera il 16 ottobre scorso, offrendoci di discuterle con loro. Poiché non abbiamo ricevuto neppure un cenno di risposta, pensiamo che non le abbiano neppure lette».