“Inquinamento atmosferico e crisi climatica”, questo il tema centrale del Congresso nazionale dell’Associazione medici per l’Ambiente- ISDE, svoltosi a San Sepolcro (Arezzo) dal 20 al 22 ottobre 2023.
Inquinamento atmosferico e crisi climatica, sono problematiche strettamente connesse in quanto entrambe causate dalle emissioni delle attività antropiche e con impatti locali e globali. Impatti che investono direttamente i sistemi sanitari: ogni anno nella sola Unione Europea si verificano più di 650.000 morti premature a causa dell’esposizione ai principali inquinanti atmosferici (polveri, gas nocivi come gli ossidi di azoto e altri inquinanti), cui vanno ad aggiungersi altre migliaia di morti provocate dagli eventi meteo estremi che sono conseguenza dalla crisi climatica.

Il congresso, articolato in diverse sessioni che hanno visto gli interventi di autorevoli e prestigiose figure del settore sanitario, accademico, della ricerca e delle istituzioni, ha sottolineato la forte interrelazione tra malattie, guerre, crisi climatica, pandemie, iniquità socio-economiche e inquinamento ambientale e come sia necessario uno sforzo comune e senza precedenti, sia per risolvere la crisi attuale che per prevenirne altre. Hanno partecipato ai lavori congressuali anche numerose società scientifiche mediche ed enti del terzo settore.

 

Inquinamento ambientale da attività belliche: la guerra al pianeta

Tra i numerosi interventi, la dottoressa Antonella Litta, referente ISDE e coordinatrice del gruppo di studio: “Il traffico aereo come fattore d’inquinamento ambientale e danno alla salute”, ha portato il suo contributo sul tema Inquinamento atmosferico da attività belliche.

«L’aria è uno dei quattro elementi fondamentali per la vita. Un soggetto adulto può rimanere qualche settimana senza mangiare, qualche giorno senza bere ma solo qualche minuto senza respirare» dichiara la Dottoressa.
E continua: «È del tutto evidente che se l’aria è inquinata ovvero se porta con sé polveri-PM, gas nocivi e altri e nuovi microinquinanti come ad esempio pesticidi, metalli pesanti, micro e nanoplastiche e le famigerate sostanze perfluoroalchiliche-Phas (definiti inquinanti immortali) essa ha un inevitabile impatto sulla salute.
Il complesso militare-industriale, che solo raramente viene menzionato, è una delle principali cause del cambiamento climatico e dell’inquinamento dell’aria. L’articolo “Decarbonize the military – mandate emissions reporting pubblicato sulla rivista “Nature” mostra come le forze armate mondiali abbiano un’enorme Carbon footprint, ovvero un enorme livello di emissioni di gas serra.
Le stime, per approssimazione, variano tra l’1% e il 5% delle emissioni globali. L’esercito americano è il più grande al mondo in termini di spesa. Se paragonato ad una nazione le forze militari statunitensi avrebbero le emissioni pro capite più alte del pianeta, eppure le forze armate sono in gran parte risparmiate dalla rendicontazione delle emissioni di gas serra.

Da tenere presente poi tra le conseguenze delle guerre la distruzione dell’ambiente e della sua biodiversità e quindi la conseguente riduzione dell’assorbimento di anidride carbonica.
Gli incendi boschivi sono una conseguenza dei bombardamenti e del lancio di missili ma anche del fatto che, come un jet o qualsiasi altro velivolo, i caccia militari ed aerei da bombardamento possano bruciare terra e foreste volando a bassa quota o sganciando bombe a grappolo.
Le conseguenze degli incendi di boschi e foreste si riverberano poi anche sulla fauna selvatica, in termini di morte e fuga degli animali e quindi in alterazioni degli ecosistemi a causa della distruzione di habitat e nicchie ecologiche.
Altro elemento di inquinamento dell’aria sono le polveri sottili PM, gas nocivi, metalli pesanti – in particolare piombo e uranio impoverito-virus, batteri ed elementi radioattivi che possono essere rilasciati nell’ambiente a seguito anche di distruzione di edifici civili, fabbriche, laboratori, aree militari e centrali nucleari.

Sempre in relazione all’inquinamento da attività militari da considerare quello rappresentato dai detriti spaziali che orbitano intorno alla Terra. Si tratterebbe di circa 8 mila tonnellate in peso costituito da 29 mila oggetti di oltre 10 centimetri e più di un milione di frammenti troppo piccoli per essere tracciati.
È urgente quindi proteggere e tutelare l’ambiente da ogni inquinamento e così proteggere l’atmosfera, l’aria, la biosfera, gli ecosistemi, la biodiversità e la salute a benefico delle attuali e future generazioni in un’ottica di salute unica e globale – One Health – per tutte le specie viventi sul nostro pianeta. Quindi il primo e più urgente impegno è ancora e deve essere quello per la pace».