“Le emissioni di anidride carbonica? Non incidono sul cambiamento climatico”. La dichiarazione che va contro tutti gli studi degli ultimi trent’anni non è di uno scienziato. E’ di Scott Pruitt il nuovo capo della Environmental Protection Agency , l’EPA, l’agenzia federale per l’ambiente degli Stati Uniti.
“Credo che misurare con precisione l’impatto dell’attività degli uomini sul clima sia qualcosa di molto difficile. Sul livello di questo impatto mi sembra che esista un immenso disaccordo, io direi che le emissioni di CO2 non incidono, non sono d’accordo che si tratti di un fattore primario nel riscaldamento globale”.
Queste dichiarazioni del capo dell’EPA scelto da Donald Trump di certo mostrano una continuità politica dell’eroe degli attivisti conservatori, così come viene chiamato in patria. “Sono un attivista schierato contro l’agenda Epa”, amava ripetere quando era Attorney General dell’Oklahoma.
Nel 2013 un pool di scienziati etichettò come “estremamente probabili” le cause del riscaldamento globale dovute all’emissione di CO2 . Nella fattispecie, il campione di studi comprendeva il periodo compreso tra il 1951 e il 2010.
Non solo. In un rapporto della Nasa e del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) del gennaio scorso c’è scritto che “la temperatura media del pianeta è aumentata di circa 2,0 gradi Fahrenheit (1,1 gradi Celsius) dalla fine del diciannovesimo secolo, un cambiamento dovuto in gran parte all’aumento di anidride carbonica e di altri emissioni nell’atmosfera dovute all’attività dell’uomo”.
Per Scott Pruitt queste sono tutte “bufale create dai cinesi”. L’impressione che si ha oltre oceano è che il negazionismo climatico sia solo nella fase embrionale.