Con l’obiettivo di contrastare il fenomeno dell’overtourism, il Parlamento ha esteso al Comune di Venezia la possibilità di applicare la cosiddetta “tassa di sbarco” in alternativa all’imposta di soggiorno. Chiunque sbarcherà in laguna, con qualunque “vettore“, treno, auto, aereo, pullman, barca… dovrà versare una quota giornaliera fino ai 10 euro alle casse del Comune. Il valore della cosiddetta “tassa di sbarco” sarà infatti compresa fra 2,5 e 5 euro in base al periodo, ma potrà salire a 10 euro in altissima stagione.Ovviamente occorrerà attendere il regolamento comunale che spieghi come questo verrà messo in pratica.
Il Touring Club Italiano (Tci), la prima associazione a mettere in luce, e da molti decenni, la situazione critica in cui si trova la città sulla laguna, è convinto che Venezia meriti attenzione e cura, perché è unica ed è un patrimonio di tutta l’umanità. E perché è fragilissima. Bisogna dunque trovare soluzioni che mettano la sua tutela in cima alle priorità, mirando però a un equilibrio di lungo periodo in grado di incentivare le visite di qualità con offerte culturali adeguate.
Oggi a fronte di quasi 30 milioni di visitatori annuali (ma solo 9 milioni i pernottanti) i residenti del centro storico sono poco più di 50mila. L’indice di pressione turistica è quindi superiore a 10 (presenze giornaliere/residenti), a Firenze questo rapporto è meno di 7 e a Roma di poco superiore a tre.
«Questa iniziativa è da considerarsi positivamente» sostiene Franco Iseppi, presidente del Tci. «Purché, e solo se, la si consideri come l’inizio di una nuova politica dell’accoglienza e che apra anche ai grandi temi della formazione nel mondo del turismo. Sarebbe inoltre opportuno che prese di posizione di questo tipo assumessero rilievo nazionale e non si limitassero solo a una decisione di un singolo comune per quanto turisticamente importante».
Plaude al provvedimento che introduce la tassa di sbarco a Venezia anche il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. «Le nostre città sono musei: come accade nei musei, è giusto pagare il biglietto d’ingresso. Siamo sempre stati contrari alla tassa di soggiorno per come era stata impostata – spiega Bocca – perché gravava soltanto su coloro che soggiornano negli alberghi. In questo modo, invece, pagano tutti».
Fino ad ora il meccanismo della tassa di soggiorno ricadeva infatti paradossalmente solo su chi pernottava a Venezia invece che su chi la “usava” in giornata generando costi senza quasi contribuire allo sviluppo economico della città. Secondo una ricerca dell’Università Cà Foscari un turista pernottante spende in media 220 euro al giorno contro i 25 euro di un escursionista giornaliero.
«D’accordo sull’introduzione della tassa anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che in un’intervista a Repubblica spiega: “sono d’accordo sul ticket di ingresso. Serve a bilanciare i costi per la comunità, considerando che il funzionamento delle città d’arte è tutto sulle spalle dei contribuenti”. Tuttavia “servirebbe una legge nazionale, uguale per tutte le città d’arte. Non è sensato avere norme ad hoc. Venezia e Roma le hanno, mentre le altre hanno solo un’imposta di soggiorno limitata a 5 euro. Firenze e le altre città turistiche non sono da meno».