E’ prevista per domani, 2 febbraio, la decisione della Conferenza Stato-Regioni sul via libera finale al Piano Lupo, che prevede gli abbattimenti. Decisione contestata fortemente dagli ambientalisti  e animalisti, che hanno indetto manifestazioni e perfino lo sciopero della fame, se le intenzioni venissero confermate.
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Che cos’è il Piano Lupo.  E’ inteso come un Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, preparato dal Ministero dell’Ambiente con il suo istituto di ricerca, l’Ispra, e la consulenza di una settantina di esperti. Il piano prevede 22 misure per affrontare i problemi di convivenza fra i lupi e gli allevatori, diventati preoccupanti negli ultimi anni a causa del proliferare degli animali predatori. Sono previsti il monitoraggio della popolazione, una campagna di informazione sui sistemi di prevenzione naturali (cani pastori, rifugi, recinti elettrificati), la gestione dei pascoli, la lotta agli incroci con i cani, dei rimborsi più rapidi. L’ultima misura, l’Ordinanza ministeriale per la caccia in braccata, prevede, qualora quelle precedenti non abbiano dato risultati, un abbattimento controllato fino al 5% della popolazione complessiva di lupi in Italia, previo un piano regionale approvato da Ispra e Ministero. Nel nostro paese ci sono fra i 100 e i 150 esemplari sulle Alpi e fra i 1.070 e i 2.472 in Appennino, il 18% dei lupi della Ue.
Gli appelli e le proteste. E’ proprio di qualche giorno fa l’ultimo appello appassionato e corale, consegnato al premier Gentiloni dal WWF Young, la nuova comunità di attivisti e ricercatori provenienti da tutta Italia, lanciata a Bologna, alla velostazione Dynamo:  “Il governo scongiuri il rischio di abbattimenti dei lupi“, chiedendo, appunto, di intervenire per fermare il piano di abbiatttimenti controllati.  L’appello è stato chiaro e deciso: “Le chiediamo, signor presidente, di non riportarci indietro di quarant’anni, al tempo del ‘lupo cattivo’ delle favole”. E aggiunge:”Studi internazionali dimostrano che l’uccisione di singoli esemplari destruttura i branchi d’origine, come accade nei numerosi casi di bracconaggio, e può spingere gli altri lupi, al contrario, ad aumentare le predazioni sugli animali domestici. L’unica strada è quella della prevenzione dei danni, praticabile grazie ai fondi già disponibili dei Piani Sviluppo Rurale, per aiutare concretamente gli allevatori e rendere i metodi di allevamento compatibili con la presenza spontanea del lupo“. Non mancano gli sguardi rivolti all’estero citando esperienze concrete:”Altri paesi europei come Spagna e Francia hanno dimostrato come il prelievo dei lupi non abbia affatto diminuito i conflitti ma, al contrario, aumentato il bracconaggio“. La presidente del Wwf Donatella Bianchi ha dichiarato: “Mi auguro che il presidente Gentiloni raccolga questo appello, e intervenga. Dopo anni di battaglie e il grande successo di reintroduzione della specie oggi si pensa di legalizzarne l’uccisione“.
Ma non solo il Wwf si è detta contraria al piano, anche altre ong ambientaliste sostengono, infatti, che la caccia al lupo non risolve certo i problemi e, anzi, incentiva il bracconaggio. Enpa ha raccolto 500.000 firme sulla sua pagina Facebook, 138 attivisti Ecoradicali annunciano uno sciopero della fame. Anche il disegnatore Silver ha diffuso una vignetta di Lupo Alberto contro la caccia.Per domani sono in previste manifestazioni davanti alla sede della Conferenza Stato-Regioni. Tutte quante si appellano al governo perché tolga dal piano gli abbattimenti.

Le Regioni fanno un passo indietro. Il 24 gennaio la Conferenza Stato-Regioni ha dato il primo ok al Piano in sede tecnica. Ma Lazio e Puglia si sono subito dissociate sulla riapertura della caccia ai lupi. Ora, a un giorno dalla votazione, però, altre Regioni pare stiano facendo un passo indietro, proprio mentre aumentano le proteste delle associazioni ambientaliste, soprattutto attraverso i social network. La presidente del Friuli Debora Serracchiani e l’assessore veneto Giuseppe Pan hanno cominciato a esprimere dubbi e contrarietà. I Verdi della Campania annunciano oggi che la loro Regione voterà no. Il presidente dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso si dice “perplesso” sull’abbattimento, il suo collega piemontese Sergio Chiamparino chiede un approfondimento, come pure l’assessore ligure all’Agricoltura, Stefano Mai. Alla Camera, i Cinquestelle chiedono che il governo ritiri la “norma ammazza lupo“.