«Nessun pensiero e soprattutto nessun combustibile fossile». Queste erano fra le caratteristiche principali richieste da questa coppia americana in cerca di un’abitazione da sfruttare nei weekend, che in futuro sarebbe diventata la loro dimora a tempo pieno.
Partiti con un’idea precisa, durante una ricerca durata ben tre anni per tutto il Vermont Centrale, era chiaro che non avrebbero perso tempo nel cercare un edificio da ristrutturare o che necessitasse di molta manutenzione, ciò che invece offriva il mercato immobiliare del luogo, specializzato in vecchie residenze.

Così, marito e moglie, hanno deciso di orientarsi per le cosiddette costruzioni passive a risparmio energetico, hanno trovato una fattoria abbandonata in cui c’era un’abitazione all’apparenza irrecuperabile, e lavorando assieme ad un team di esperti, sono riusciti a rimetterla a nuovo, ottenendo anche la certificazione dall’Istituto delle Case Passive degli Stati Uniti d’America (PHIUS).

Testo di Becky Harris per Houzz
Foto di Eric Roth Photography

Farmstead Passive House

«La collocazione della casa è stata scelta per la sua conformità agli usi agricoli», afferma l’architetto Stephanie Horowitz di ZeroEnergy Design. «L’ho progettata affinché sfruttasse al meglio l’energia solare attraverso grandi porte e finestre».

La casa è stata realizzata con strutture di legno ecosostenibile e dotate di caratteristiche di efficienza energetica. L’intelaiatura e i pannelli sono arrivati su un camion e gli operai hanno assemblato la casa con una gru nel giro di pochi giorni. «Abbiamo fatto alcune modifiche sui pannelli con l’aggiunta di un materiale isolante molto resistente, per assicurarci di soddisfare i rigidi criteri imposti dal PHIUS (Istituto delle Case Passive degli Stati Uniti)», spiega Horowitz.
La zona living viene accolta sul lato sinistro della casa mentre le stanze da letto si trovano su quello destro. La camera padronale al primo piano si trova in una posizione strategica, godendo della prima luce del mattino e del calore proveniente dalle finestre rivolte a sud.
Il progetto architettonico divide la casa in tre sezioni: la struttura esterna in acciaio attorno al terrazzo, il soggiorno al primo piano e l’ala a due livelli riservata alle camere da letto. La composizione in acciaio riprende la struttura in legno del resto dell’abitazione.

«Una casa passiva richiede la certificazione più rigorosa al mondo poiché viene dotata di un altissimo livello di isolamento, costruzioni a tenuta d’aria, elevati valori R (costante universale dei gas) ed eccezionali prestazioni termiche garantite da porte e finestre», spiega Jordan Goldman della ZeroEnergy Design, qui in veste di consulente e progettista meccanico dell’intero progetto. «Questo edificio utilizza circa il 90% in meno di energia per il riscaldamento e in totale il 60-70% in meno di energia rispetto ad un edificio progettato in maniera tradizionale».

Farmstead Passive House

Sono i due pannelli solari termici sul tetto visibili in questa foto a riscaldare l’abitazione. Solitamente, i pannelli portano l’acqua ad una temperatura di 60 °C, ma il proprietario spiega che talvolta possono presentarsi delle inaspettate giornate nuvolose, nelle quali la temperatura dell’acqua raggiunge appena i 38 °C. Tuttavia, sono provvisti di un piccolo sistema elettrico di supporto programmato apposta per riscaldare l’acqua in caso di emergenza. Quando sono in funzione, i pannelli si riscaldano così tanto da sciogliere la neve che si accumula sopra di essi sui tetti.

Il problema con un rivestimento a tenuta stagna è quello di mantenere un ricambio dell’aria costante. Per ovviare a ciò, i progettisti hanno inserito un ventilatore a recupero di calore (HRV) che fornisce aria fresca in modo continuativo e, grazie al suo processo di preriscaldamento e preraffreddamento, garantisce le migliori prestazioni termiche durante tutto l’anno.

«Quando i proprietari non ci sono, il ventilatore viene impostato al minimo. Abbiamo costruito questa casa con materiali atossici assicurando così alti livelli di qualità degli ambienti. Per rifinire il legno, ad esempio, abbiamo usato il PolyWhey, un rivestimento biologico ottenuto dal siero di latte e fabbricato direttamente nel Vermont», spiega Goldman.

Farmstead Passive House

Il soggiorno è caratterizzato da un open space con soffitto a volta e beneficia del calore assicurato dalle finestre rivolte a sud, potenziato da alcune stufe in legno che riscaldano tutte le stanze della casa.

Le pareti strette e termicamente isolate sono state concepite per essere circa tre volte più spesse di quelle tradizionali; un’idea considerata prioritaria da Horowitz in questo progetto.

Farmstead Passive House

Osservando più da vicino le finestre, si nota subito lo spessore delle pareti. Va detto che non è possibile creare una casa passiva al 100% in un clima come quello del Vermont. È necessario disporre di un piccolo, ma efficace, sistema di riscaldamento elettrico. Così i pavimenti dei bagni sono dotati di impianti di riscaldamento radianti per proteggere le tubature dal gelo invernale. Inoltre, c’è da considerare che la casa non è fornita di energia prodotta con l’ausilio di petrolio, gas o altri combustibili fossili e il proprietario spiega che il sistema di supporto viene attivato solo di rado.

Il soffitto è rivestito con pannelli di compensato in legno di acero. Questo materiale dona un gradevole tocco decorativo e consente di mantenere un ambiente il più semplice possibile, senza però rinunciare allo stile.

Farmstead Passive House

La camera padronale al primo piano si trova in una posizione strategica, godendo della prima luce del mattino e del calore proveniente dalle finestre rivolte a sud.

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