Solo nella regione Lazio oltre un milione di cittadini rischia di restare senz’acqua. La crisi idrica che sta attraversando il Paese, dalla Lombardia alla Sicilia, non è solo frutto dei cambiamenti climatici ma è anche figlia di mancati investimenti, e quindi manutenzione, sulle reti.
Il lago di Bracciano, per esempio, sta diventando un pò il simbolo di questo periodo di siccità. L’emergenza del bacino idrico è procurata dal basso livello delle acque ed è divenuto un fenomeno estremamente preoccupante.
“Il Lago – come si legge dalla risoluzione depositata oggi in parlamento a firma Federica Daga (M5S) – è soggetto a captazione d’acqua per il fabbisogno di Roma e dei Comuni limitrofi secondo una concessione siglata nel 1990 tra il gestore del sii dell’ATO2 e l’allora Ministero dei Lavori Pubblici”.
“Una captazione costante e giornaliera – continua il documento – che è di 1100 litri/secondo, ma che può arrivare addirittura a 5000 litri/secondo quando si è in emergenza, ai quali si devono aggiungere i 450 litri/secondo dell’acquedotto Paolo che porta l’acqua ai giardini della Città del Vaticano”.
Cosa chiede al Governo questa risoluzione?
Innanzitutto, rivedere, in accordo con le Regioni, i termini di eventuali Concessioni siglate con i gestori del Servizio Idrico Integrato.
Inoltre chiede di “avviare un tavolo di crisi in cui siano coinvolti i ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e dell’Agricoltura, con l’obiettivo di trovare soluzioni al progressivo depauperamento delle acque del lago di Bracciano”. Non solo. Il documento in questione invita il Governo adaprire una seria discussione sull’attuazione di politiche volte al risparmio idrico, a partire dalle strutture della Pubblica Amministrazione.
Nello specifico, l’atto propone l’attivazione di “misure e progetti per ampliare la capacità di depurazione delle acque reflue in modo tale che possano essere reimmesse nel Lago di Bracciano e non disperse nel Fiume Arrone senza essere state depurate come accade oggi”.
Infine, il documento a firma Daga, chiede al Governo di sollecitare l’AEEGSI, in quanto soggetto regolatore a controllare l’operato dei gestori sulla base delle convenzioni di gestione.
Crisi idrica in tutto il Paese. Nel Lazio a rischio oltre 1milione di persone
