Sempre più aziende fanno scelte non solo legate al profitto ma volte a massimizzare il loro impatto positivo verso i dipendenti, le comunità in cui operano e l’ambiente.
Questo perchè non è più possibile avere come unico obiettivo quello della realizzazione dell’utile da ripartire fra gli azionisti, ma è necessario tener conto del contesto in cui la società opera e si muove.
La responsabilità, sociale ed ambientale, che l’azienda ha nei confronti dei propri stakeholder e del territorio in cui è insediata, deve essere declinata all’interno delle dinamiche aziendali e poi all’esterno del propri perimetro, attraverso una comunicazione chiara e trasparente.
Riprendendo la teoria della Triple Bottom Line, elaborata da John Elkington, fondatore dell’organizzazione internazionale SustainAbility, possiamo affermare che l’organizzazione, per generare risultati e avere un vantaggio competitivo nel medio periodo, deve impostare la propria strategia d’impresa “mixando” le tre famose variabili, anche dette le 3P: Profitto, Pianeta e Persone.
Persone: i lavoratori devono essere pagati in modo equo e trattati con rispetto; le comunità, siano esse locali o globali, devono vivere bene;
Pianeta: le nostre risorse naturali sono un bene finito che non deve quindi essere sprecato o abusato, ma utilizzate con cura e rispetto;
Profitti: le aziende devono avere un risultato economico.
Ma, come sostiene anche Laura Barreiro, Coordinator Europe – Sustainability and Stakeholders Engagement di APP, uno dei maggiori gruppi di produzione di carta e cellulosa del mondo, «Non esistono iniziative di sostenibilità a sé stanti. Esse hanno un impatto sull’intera attività e sul business: dalle attività interne all’azienda, alla supply chain, al marketing e alle vendite, influenzando le politiche in ogni area. Per questo un numero crescente di imprese sta introducendo la figura del manager della sostenibilità nella propria organizzazione per gestire le questioni complesse e interconnesse che la sostenibilità solleva. Le aziende lungimiranti comprendono che per avere successo devono definire le 3 aree prioritarie intorno alla sostenibilità: obiettivi, pratiche, comunicazione».
Tuttavia la sostenibilità non è solo nelle mani di un manager o di un unico reparto. Sono molte le figure all’interno di un’organizzazione che concorrono a fare della sostenibilità un’azione concreta, ma soprattutto ognuno di noi può fare la differenza. Pensiamo ai semplici gesti che compiamo quotidianamente all’interno del nostro ufficio: dall’usare l’energia e l’acqua in maniera oculata all’utilizzare carta certificata FSC. Pensiamo ai semplici biglietti da visita: quanti sono, quanti ne usiamo e quanti ne sprechiamo. Farli stampare su carta ecologica e con l’utilizzo di inchiostri naturali oggi non è difficile: vi sono inoltre varie aziende che offrono la possibilità di ordinarli direttamente on line, come la Tipografia Flyeralarm.
Il mondo della sostenibilità aziendale quindi (sia sociale che ambientale) è sempre più alla portata di tutti ma anche sempre più inevitabile.
A fare propri questi principi è un nuovo tipo d’azienda la Certified B Corporation (in breve B Corp) che inserisce volontariamente nel proprio statuto i più alti standard di scopo, responsabilità e trasparenza, andando oltre l’obiettivo del profitto e innovando per massimizzare il loro impatto positivo verso i dipendenti, le comunità in cui operano e l’ambiente. Un processo che si sta diffondendo in un numero sempre maggiore di società anche in Italia e che è destinato a diventare una forza rigeneratrice per la società e per il pianeta.
Le 3 P dell’essere sostenibili in azienda
