Dopo decenni di sviluppo irresponsabile, che ha sacrificato sull’altare del profitto la “questione” ambientale, pare essere giunta l’ora di rimediare e dare avvio alle bonifiche. Ma esiste davvero la volontà di farlo?

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Nelle scorse settimane raccontavamo proprio qui di un rapporto dal titolo “Inquinamento del suolo da idrocarburi in Italia”. Ne emergeva uno spaccato abbastanza sconfortante per il nostro Paese che sembra non voler fare i conti col proprio passato industriale e avviare una massiccia opera di bonifica.

Abbiamo deciso di capirne di più rivolgendo alcune domande a Stefano Vignaroli, Presidente della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

BioEcoGeo_Stefano_VignaroliPerché le bonifiche in Italia vanno a rilento?
Le criticità nelle procedure di bonifica dei SIN sono numerose. Come hanno spiegato i rappresentanti di Ispra in una recente audizione in Commissione Ecomafie, gli ostacoli principali riguardano la natura dell’inquinamento con molti contaminanti, la frammentazione degli interventi effettuati, le difficoltà nella perimetrazione delle aree e la questione delle proprietà dei siti – pensiamo ai siti orfani, alle situazioni con multiproprietà, ai passaggi di proprietà nel tempo.

Quale dovrebbe essere il primo atto concreto, a suo giudizio, per risolvere questo stallo?
Sicuramente tra i primi atti da avviare c’è lo snellimento dei processi che precedono l’avvio della bonifica. Inoltre, dove c’è una responsabilità aziendale, lo stato deve sollecitare le società ad assolvere ai loro doveri di caratterizzazione e risanamento ambientale quando queste temporeggiano o agiscono a rilento. Servono poi controlli più incisivi: la legge sugli ecoreati prevede il reato di omessa bonifica, è un passo importante. Nell’ultima legge di bilancio il ministero dell’Ambiente ha stanziato delle risorse per i siti orfani: una misura che va nella giusta direzione di dare maggiori garanzie allo Stato quando questo si trova a pagare per un inquinamento prodotto da altri e inevitabilmente arranca.

Volendo affrontare questo problema, quale sarebbe il vantaggio di avere un’Europa forte e unita?
Un’Europa forte e unita è una garanzia per la qualità dell’ambiente naturale e la qualità della vita dei cittadini che in questo ambiente vivono. Molta della normativa ambientale in Italia è stata approvata su impulso dell’Unione europea; in altri casi per fortuna il nostro Paese ha raggiunto una legislazione di avanguardia in ambito comunitario. L’Italia inoltre sta cercando di risolvere una serie di situazioni critiche sul piano ambientale, dalla bonifica delle discariche abusive alla depurazione delle acque, e lo sta facendo proprio su impulso delle procedure di infrazione europee.

Per domande o chiarimenti: andreadbdg@gmail.com