È quanto si prefigge una proposta di legge depositata alla Camera dei deputati nel mese di aprile.

specie protette a rischio
Clara, il giovane esemplare di Capovaccaio abbattuto a Mazara del Vallo. Specie protetta in via di estinzione. La Sicilia

 

Il bracconaggio così come il commercio illegale di specie protette rappresentano fenomeni ancora molto diffusi nel nostro Paese, infatti sono migliaia gli animali uccisi ogni anno a causa di tali pratiche. Emblematico il caso di Clara, il giovane esemplare di avvoltoio capovaccaio ucciso, per mano di bracconieri, a fucilate lo scorso 9 settembre, poco distante da Mazara del Vallo. Un episodio subito stigmatizzato dal ministro Costa che ha dichiarato: “Una stupida fucilata ha interrotto il viaggio della speranza di una specie così minacciata come il capovaccaio, presente in Italia con pochissime coppie nidificanti”.

Per i rapaci migratori la Sicilia occidentale si conferma, purtroppo, una sorta di buco nero nel quale vengono inghiottiti ogni anno decine di esemplari. Nei giorni successivi al delitto di Mazara, infatti, anche un giovane esemplare di Falco pescatore  è stato colpito, questa volta in provincia di Messina.

Secondo le stime ISPRA ogni anno in Italia muoiono per cause antropiche fino a 300 lupi, di cui circa la metà proprio per bracconaggio. Se i rapaci sembrano essere le prede preferite dai bracconieri delle regioni del Sud, i piccoli uccelli vengono spesso catturati dalle reti poste illegalmente nelle regioni del Nord. Senza dimenticare caprioli, cervi e tutti gli ungulati anch’esse vittime ambite dai cacciatori di frodo.

L’approvazione della legge 68/2015 – in materia di delitti contro l’ambiente – ha rappresentato un punto di svolta per la tutela e la protezione degli ecosistemi in Italia. Proprio per completare quest’opera, la proposta di legge presentata da Rossella Muroni vorrebbe introdurre nel nostro ordinamento alcune norme di significativa importanza per contrastare il bracconaggio e le illegalità ai danni della fauna e della flora, in primis qualora concernano specie protette a livello internazionale ed europeo.

Alla luce di questi scenari e dell’approvazione, nel 2016, di un Piano di azione contro il traffico di specie selvatiche da parte della Commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo si rende urgente l’introduzione nel codice penale dei delitti contro la flora e la fauna selvatica protette, come avvenuto per i delitti contro l’ambiente.

La proposta di legge – ampiamente condivisa dalle associazioni ambientaliste e animaliste – mira a dare avvio ad una riflessione sui tali reati attraverso l’introduzione di un nuovo articolo nel titolo VI-bis del libro secondo del codice penale “dei delitti contro l’ambiente”, che punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 15.000 a 150.000 euro coloro che, a qualunque titolo, procurino qualsiasi forma di danno alle specie protette.

Le entrate derivanti dalle sanzioni penali saranno destinate alla gestione del sequestro e della confisca degli animali vittime di illecito nonché al finanziamento dei centri di recupero per la fauna selvatica. Questi dovranno essere istituiti tramite apposito decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro della salute.

Per domande o chiarimenti: andreadbdg@gmail.com