Un viaggio alla scoperta del Nepal, un paese che “sta simpatico a tutti” ma che soffre delle contraddizioni che lo sviluppo del turismo comporta. Vi proponiamo un viaggio in punta di piedi, o in punta di scarponi se preferite
di Dario Ferroni, responsabile Progetto Nepal per Viaggi Solidali
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[dropcap]I[/dropcap]l Nepal è uno di quei paesi che stanno simpatici a tutti, sono davvero rare le destinazioni che in pochi attimi riescono ad evocare così tanti pensieri positivi: montagne altissime e imprese leggendarie, misticismo e spiritualità, genti meravigliosamente accoglienti, pacifiche e sorridenti, panorami inviolati e viste mozzafiato.
Il Nepal ha qualcosa di speciale. Chi ci è stato anche per poco tempo non può fare a meno di rendersene conto e potremo stare ore ed ore a cercare di capire quale sia l’ingrediente segreto: la sua bellezza prorompente, la presenza di forze mistiche che da sempre rendono l’Himalaya uno dei posti più sacri del pianeta, la profondità della storia di questo piccolo stato. Ognuno ha la propria spiegazione, ma c’è anche qualcuno che non azzarda nessuna teoria e semplicemente accetta che questo sia un posto speciale e si gode ogni singolo istante della sua permanenza.
La stanchezza e la pigrizia arrivano sempre con un po’ di ritardo quando si è in Nepal, e anche la capacità critica è ovattata, la noia è sempre sconfitta dallo stupore e la curiosità vince sempre sul cinismo.
Di fatto, in Nepal, ci si ritrova a sopportare l’inquinamento e le polveri della capitale che ci farebbero imbestialire in qualsiasi altra metropoli; si sbuffa molto dopo nelle interminabili code per uscire ed entrare dalla valle di Kathmandu e ci si presta a salire su aerei che compiono voli interni quasi acrobatici. Insomma, in Nepal si riesce ad ottenere, semplicemente per osmosi, un piccolo ma purissimo grado di benessere intimo che altrove risulta molto più difficile. Forse per questo dono inaspettato che riceviamo e per il senso di riconoscenza che ne deriva, tendiamo ad essere tutti molto indulgenti col Nepal.
BioEcoGeo_Nepal_genteA volte questo stato di “beatitudine e stordimento” però, non fa bene al paese stesso. A Kathmandu rumore, smog e polvere raggiungono davvero livelli difficili da sopportare. Il Nepal inoltre, è uno fra i primi cinque paesi più poveri del mondo e le sue condizioni socio-politiche non si possono di certo definire “in gran forma”.
I rapporti bilaterali tra India e Nepal sono molto compromessi, ma nessuno a livello internazionale (come invece accade per la crisi tra Russia e Ucraina, ad esempio).
Nelle zone rurali inoltre, c’è una radicata arretratezza culturale su aspetti molto basilari della quotidianità e in città, per esempio nel quartiere turistico di Kathmandu, nessuno nota che la prostituzione giovanile non è poi così diversa da quella dei paradisi del turismo sessuale in Thailandia. Ed infine, è ufficiale che in Nepal sparisca un elevato numero di bambini (e il picco di sparizioni è avvenuto, purtroppo, proprio nei mesi successivi al terremoto) che si sa benissimo dove vanno a finire, ma per l’immaginario comune, in Nepal una cosa simile non può accadere.

“Il Nepal sta simpatico a tutti e forse è difficile ammettere
che la realtà non è così rosea”

 
La realtà dietro il sentire comune
Guardare le cose in modo obiettivo, senza eccessive indulgenze e senza autoflagellarsi inutilmente è uno degli aspetti che il turismo solidale favorisce.
Ecco che, per chi riesce a riguadagnare uno sguardo attento, la prima cosa che salta agli occhi è la quasi totale assenza di un governo: il governo nepalese è giovane, figlio di una rivoluzione di stampo maoista che ha immediatamente cancellato la monarchia dando il via ad una guerra civile che ha messo in ginocchio il paese per quasi 10 anni (tra la metà degli anni novanta e la metà degli anni duemila, ndr). Un governo giovane e complesso, in preda alla burocrazia, con quasi 600 parlamentari per 28 milioni di abitanti e circa 100 gruppi etnici di cui solo una decina sorpassano il 2% della popolazione totale. Anche qui, siamo testimoni di una continua profusione di scissioni e nascita di micro partiti. Tutti gli ingredienti, insomma, per avere uno di quei governi che sulla carta provvede a tutto, ma che in realtà è molto più preso dal gestire sé stesso che dal gestire il Paese.
Un altro aspetto che complica la situazione è la facilità con cui si viaggia in Nepal. Il paese, aperto al pubblico solo nel 1953, è diventato ora una sorta di patria putativa dei trekkers di tutto il mondo il che, pur costituendo un fiorente mercato, sta diventando una pericolosa arma a doppio taglio per la salute del paese.
Purtroppo però, il Nepal è un paese fragile e, come spesso succede nei paesi fragili, nessuno impone regole chiare sulla tutela delle risorse e, per qualcuno, questo trasforma il paese in un fiorente mercato in cui andare a caccia di soldi facili. Ecco che allora ultimamente non si contano più le agenzie di viaggi che sorgono a Kathmandu o a Pokhara figlie della tendenza all’improvvisazione.
È chiaro che questa tendenza non è esclusività del Nepal, il turismo riesce ovunque a dare il peggio di sé se non interpretato come una risorsa di sviluppo durevole, ma in Nepal, anche per la ridotta dimensione del paese, questo fenomeno è lampante e risulta ancora più stridente che altrove.
Per questo, la necessità di creare percorsi di turismo sostenibile in questo paese è ancora più marcata, e continuamente si trovano spunti per farlo perché il territorio è colmo di risorse e il tessuto sociale offre ancora molti appigli per la creazione di meccanismi virtuosi per la comunità locale.
Un viaggio sostenibile sorto dalla “piccola solidarietà” di chi ci ha creduto
Dall’urgenza di creare percorsi di sostenibilità e un’offerta più accessibile, nasce nel 2015 l’idea di costruire in Nepal una proposta di turismo sostenibile e solidale insieme a Viaggi Solidali. Nello stesso anno però, il paese viene colpito da uno dei sismi più distruttivi degli ultimi anni (25 aprile 2015) e i progetti subiscono un rallentamento. La macchina della “piccola solidarietà” verso quei nuovi collaboratori locali, che nel frattempo sono diventati anche amici, si mette subito in moto e attraverso due attività quali il Rifugio Alpe Madre sul Monte Grappa e la Ciclocucina, piccolo cicloristoro in Borgo San Paolo a Torino, sono state avviate raccolte fondi attraverso cene etniche e vendita di magliette e sono state sensibilizzate le persone sull’importanza, soprattutto per la ricostruzione della parte del paese più danneggiata, di tornare a viaggiare in Nepal. Il turismo infatti, nonostante le molte contraddizioni citate, rimane comunque una fonte economica molto importante per il paese. Con la raccolta fondi, i promotori di questi viaggi sono riusciti a creare un piccolo sistema di accoglienza nel villaggio di Jwaladevi (nei pressi di Kirtipur, vicino a Kathmandu) sostenendo così l’associazione di volontariato che opera per migliorare le condizioni generali di vita nel villaggio. In questo modo, nella tradizione del turismo responsabile, viene garantito a chi partecipa al viaggio un’autentica permanenza di qualche giorno in un villaggio nepalese prima di allontanarsi dalla capitale e andare a scoprire quelle valli che ora finalmente dopo due anni dal terremoto possono ricominciare ad ospitare in sicurezza i gruppi di turisti e tornare a costruire una quotidianità fatta anche di turismo.
BioEcoGeo_Nepal
Perché viaggiare in Nepal in questo modo?
Molti i motivi, ma questi sicuramente i fondamentali:
– forte attenzione alla sostenibilità durante il viaggio (ad esempio dotare i viaggiatori del necessario per evitare di utilizzare le bottiglie d’acqua in plastica;
– aumento dell’accessibilità, sia in termini di preparazione fisica (non si sale mai oltre i 4.000 metri) che di contenimento del costo del viaggio, senza però spremere la popolazione locale;
– promozione di percorsi alternativi (evitando le direttrici turistiche più frequentate) che diventeranno perciò interessanti anche agli occhi dei partner locali che li proporranno poi anche ad altri viaggiatori;
– acquisto di servizi turistici in modo equo (niente contrattazioni troppo spinte sulle tariffe e riduzione di quasi il 30% del carico dei portatori)
– promozione della piccola imprenditoria locale e di progetti con un forte impatto sociale;
– promozione di momenti di incontro autentico, grazie anche al numero ristretto di partecipanti per ogni gruppo, massimo 10)
– sostegno economico a progetti di sviluppo su scala più ampia (come nella collaborazione con EcoHimal, vedi box) attraverso quote solidali versate da ogni partecipante.

ECO HIMAL Italia
Eco-Himal Italia
è un’associazione di volontariato ONLUS creata per promuovere la difesa delle aree himalayane attraverso la cooperazione con le popolazioni che le abitano. Agisce in accordo che le altre sezioni: Austria, Svizzera e Inghilterra. I progetti dell’associazione si articolano nel campo sanitario, dell’istruzione (costruzione di scuole, sostegno scolastico per bambini orfani e studenti), nel sociale (corsi per non vedenti, corsi di cucito per donne, sostegno ad un monastero femminile), nel campo culturale (recupero di manoscritti tibetani scampati alla rivoluzione culturale , raccolta e pubblicazione di favole popolari delle regioni himalayane).