Il Rapporto Lombardia 2018 punta ad essere un punto di riferimento sui temi della sostenibilità, offrendo alcuni spunti di riflessione per le politiche che gli attori locali dovranno o potranno attuare nei prossimi anni per rispettare gli impegni assunti dal nostro Paese rispetto l’Agenda 2030. A margine della presentazione abbiamo rivolto alcune domande ad Armando De Crinito, Direttore scientifico di PoliS-Lombardia.
La seconda edizione del Rapporto Lombardia utilizza il prisma dello sviluppo sostenibile, secondo i dettami dell’Agenda 2030, come strumento di lettura e di possibile orientamento del modello di sviluppo della Lombardia. E lo fa mettendo a confronto la Lombardia con i 21 Paesi dell’Unione Europea facenti parte dell’OCSE in merito ai 17 goals per lo sviluppo sostenibile.
L’obiettivo è quello di analizzare e interpretare le trasformazioni del sistema regionale lombardo per individuare se, e con quali politiche, un livello di governo sub-nazionale possa contribuire al conseguimento degli obiettivi globali di sviluppo sostenibile sul proprio territorio.
Il Rapporto ambisce a divenire un punto di riferimento sistematico sui temi della sostenibilità, un vero e proprio strumento di policy che permetterà al decisore pubblico e agli stakeholder di avere un quadro informato e completo del posizionamento della Lombardia rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e a rispettare gli impegni assunti dal nostro Paese a livello internazionale e che potranno confluire anche nella Strategia regionale di sviluppo sostenibile [SRSN].
Direttore, che Lombardia viene tratteggiata dal rapporto?
Una Lombardia che vive la sfida della sostenibilità ma che non ha ancora imboccato la strada giusta per traguardare gli obiettivi dell’Agenda 2030. Gli ambiti che soffrono di più sono quelli economici. È paradossale per la nostra regione, ma sembra che l’effetto della crisi, combinato con la necessità di rivedere il modello economico di sviluppo, porti il motore economico del Paese ad arrancare proprio in questi target (goals 8 e 9). Segnali positivi vengono dalla gestione delle problematiche ambientali benché la collocazione geografica della Lombardia si faccia sentire. Possiamo tuttavia cogliere dei segnali che sembrano indicare come stiamo facendo dei progressi interessanti. Non dobbiamo però nascondere anche le difficoltà oggettive di alcuni ritardi che chiedono uno sforzo corale.
Rispetto ai 17 goals dell’Agenda 2030 quali sono i tre elementi chiave che emergono dal Rapporto? E quelli che l’hanno sorpresa di più?
Difficile a dirsi ma credo che gli elementi chiave siano gli irriducibili nessi tra crescita economica e sostenibilità. Si pensi al tema dell’agricoltura, siamo i più produttivi a livello nazionale ma al tempo stesso paghiamo un prezzo in termini di sostenibilità non indifferente per emissioni di azoto e carico inquinante. Si pensi al tema dell’acqua, risorsa strategica che serve alla produzione di energia da fonte rinnovabile grazie al quale raggiungiamo alcuni target del burden sharing, ma al tempo stesso impone all’ambiente di rinunciare alla naturalità degli alvei o del deflusso per la costruzione degli invasi. Si pensi agli effetti del cambiamenti climatici e i rischi che questi comporteranno per la salute.
Gli elementi che mi hanno sorpreso di più sono gli aspetti collegati alla demografia su cui dovremo fare una attenta riflessione. Avere meno bambini in futuro significa tagliare le possibilità di crescita della regione. e soprattutto rendere più lento tutto il cambiamento. Una società più vecchia è meno dinamica e più impaurita – basti pensare alla percezione di insicurezza – che tende a chiudersi in se stessa. Mi sorprende anche il gap tra uomini e donne. È un argomento che viene spesso chiamato in causa per l’accesso alla cariche pubbliche o ai vertici delle aziende. In realtà la parità si costruisce anche a casa e a scuola. Quello che i dati ci dicono è che le ragazze sono più brave a scuola dei loro coetani e si laureano più dei maschi. Evidentemente ci aspetta un cambiamento significativo nei prossimi anni e l’energia femminile sarà il combustibile più potente per lo sviluppo sostenibile.
Quali sono i prossimi passi che avete individuato per aiutare Regione Lombardia ad essere più sostenibile?
Costruiremo assieme la strategia regionale di sviluppo sostenibile. ma ci rendiamo conto che dai documenti bisogna passare ai fatti, alla concretezza lombarda. Noi non faremo un documento come quello nazionale che non dice assolutamente nulla sulle azioni da attuare e sugli obiettivi da perseguire. Il nostro intento è quello di dare indicazioni concrete (e ahimè sfidanti). Dovremo intervenire sulla mobilità, sulle tecniche agricole, sull’economia circolare, sulla formazione delle persone etc. Dovremmo coinvolgere i cittadini nella costruzione di una strategia che li veda protagonisti, veramente sussidiaria e responsabile. Se non parte dal basso non abbiamo la possibilità di cambiare il modello di sviluppo.
Questo strumento come si situa e che ruolo potrà avere nel percorso di autonomia regionale?
Credo sia ancora presto per parlarne. Aspettiamo fiduciosi l’esito delle trattative con il Governo e poi il voto parlamentare. Certo avere l’autonomia significa innovare politiche e strumenti e avvicinare i lombardi alle decisioni pubbliche. Sicuramente sarebbe una bella occasione per fare riforme impensabili se gestite dal centro, per sperimentare strade diverse. Credo che l’autonomia possa aiutare, ma regione Lombardia e il suo territorio hanno capacità e intelligenze che agiscono a prescindere. Insomma diamoci da fare. Siamo già una best practice e vogliamo esserlo ancora di più.
Ci può già anticipare le linee evolutive del rapporto 2019?
Ambiamo a fare il salto di qualità. Più affondi specifici su materie di attualità e su iniziative del governo regionale. Dobbiamo portare questo rapporto a essere uno strumento di supporto per il Presidente, la Giunta e il Consiglio regionale. Dobbiamo indicare le sfide che si aspettano, ma anche le buone cose che sono state fatte. E soprattutto dobbiamo parlare a tutti gli stakeholder.
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