Quando parliamo di innovazione e tecnologia, il collegamento con Altromercato non è immediato. Forse perché la parola innovazione ci porta alla mente qualcosa di complesso e di altamente sofisticato come solo un progetto ingegneristico può essere. In realtà, anche chi collabora con cooperative di piccoli produttori del Sud del mondo (ma ormai non solo) può essere innovativa. Ne abbiamo parlato con Andrea Monti, Direttore generale della società che da oltre quarant’anni si occupa di commercio equo e solidale.
[dropcap]P[/dropcap]erché è così difficile mettere le parole innovazione e tecnologia accanto al nome di Altromercato?
In realtà l’innovazione non è assolutamente materia nuova per Altromercato. Spesso si associa l’innovazione alla tecnologia, ma non sempre ciò che è innovativo prevede grandi tecnologie. Per noi innovazione significa apertura mentale e cambiamento nei gesti quotidiani. Ed è quello che abbiamo sempre fatto, innovando i nostri processi di produzione, il packaging dei nostri prodotti e apportando innovazione nei contesti sociali in cui operiamo.
Cosa intende per innovazione sociale?
Trent’anni fa abbiamo, ad esempio, iniziato a lavorare con il metodo del pre-finanziamento per i produttori. Il nostro obiettivo è che siano le nostre cooperative e i nostri produttori ad innovarsi. Noi fungiamo solo da incubatore.
Quali le nuove tecnologie sperimentate nei paesi del Sud del mondo?
L’esempio più evidente è quello di alcune piccole cooperative che, grazie agli aiuti di Altromercato, sono diventate veri zuccherifici che riescono a essere molto più competitivi sul mercato internazionale e che oggi utilizzano nuovi sistemi di compostaggio degli scarti della canna da zucchero (riutilizzandone il compost nella produzione stessa). L’energia e l’agricoltura sono settori in cui l’innovazione sta crescendo velocemente. Pensiamo solo all’agricoltura di precisione che, attraverso piccoli sforzi economici e un minor utilizzo di risorse energetiche, permette di ottenere produzioni molto interessanti.
Cresce l’offerta e cresce la domanda? Come?
Oggi in Italia abbiamo più di 260 punti vendita a marchio Altromercato e altri 200 negozi in cui i clienti possono acquistare i nostri prodotti. Con la grande distribuzione collaboriamo molto bene.
L’obiettivo di questo momento è l’espansione verso l’estero, soprattutto per i prodotti a marchio solidale italiano Altromercato, creati da piccoli produttori italiani che impiegano disabili o persone con difficoltà oppure che nascono su terre confiscate alle mafie. Questa è, oggi, la nostra innovazione di prodotto.
Il commercio equo e solidale ha però un neo: la distanza. Il trasporto delle merci non è ben visto dall’ambiente.
Alcuni prodotti non possono che arrivare da altri continenti per ragioni climatiche. Cerchiamo di sopperire a questo limite, impiegando mezzi di trasporto lenti (navi, ferrovie) anche a costo di arrivare più tardi.
Oggi però, si può facilmente avere un prodotto che sia equo e solidale, a km0 e spesso anche biologico. Il Domestic fair trade inizia ad acquistare importanza anche a livello internazionale.
Fino a pochi decenni fa il modello del fair trade era dal Sud del mondo verso il Nord. Ora le cose stanno cambiando (anche a fronte di una maggiore tutela ambientale) e l’andamento è sempre più: sud-sud e nord-nord.
Anche noi italiani perciò, da importatori di prodotti fair trade, ci stiamo lentamente trasformando in esportatori nel nord del mondo.
Packaging e tecnologia. Quale la vostra?
Noi ci siamo sempre preoccupati del packaging dei nostri prodotti. Fin dal 2008, ad esempio, l’imballaggio del caffè è stato senza alluminio. Ora stiamo lavorando sulle nostre capsule che sono completamente riciclabili (separando gli scarti). Su alcuni prodotti ci stiamo addirittura spingendo verso l’assenza totale del packaging
Sempre con un occhio alla tecnologia, qual è la differenza fra lavorare nel settore del no profit o in una multinazionale?
I protagonisti della nostra filiera sono molto più aperti nei confronti di nuovi progetti e sempre molto disponibili al confronto e alla ricerca congiunta di nuove soluzioni. Nelle multinazionali solitamente, la maggior preoccupazione è mettere al sicuro il brevetto o gestire sempre più restrittivi accordi di licensing.
Attraverso codici e tag, è possibile recuperare le informazioni del prodotto utilizzando il proprio smartphone?
Sì, stiamo lavorando con un paio di Start up ad un sistema di recupero d’informazioni attraverso QR Code e tagging NFC. Da qualche tempo abbiamo aperto le nostre porte a progetti di Start Up o giovani esperti che vogliono collaborare con noi sui nostri temi. Ne approfitto per invitare chiunque avesse in mente un’idea a contattarci all’indirizzo: innovazione@altromercato.it e proporci il proprio progetto.
Cosa ha lasciato EXPO a chi si occupa di commercio equo e solidale ?
Expo è stato un seme che ha messo il focus su argomenti primari della nostra società. Tuttavia, molti partecipanti non hanno sviluppato il tema come ci eravamo aspettati facessero, tralasciando quelli che erano i contenuti fondamentali. A mio avviso, se vogliamo realmente modificare e migliorare il nostro rapporto con il cibo e l’ambiente è necessario coinvolgere maggiormente i soggetti che non interpretano cibo, agricoltura e sviluppo come lo facciamo noi o come lo fanno, ad esempio, le organizzazioni che si occupano di ambiente.
L’innovazione in questo settore potrebbe essere di grande aiuto.