Negli ultimi anni, e soprattutto dopo Expo 2015, sempre più consumatori si sono interessati al tema della filiera agroalimentare, maturando il concetto che scegliere i propri alimenti significa entrare in contatto con realtà anche molto distanti dalla propria. In quest’ottica, ha preso sempre più piede la logica della filiera corta, che si pone come obiettivo principale la costruzione di economie locali più prospere, il rispetto per l’ambiente circostante e il rispetto delle diverse identità. La filiera corta ha assunto il ruolo di protagonista, negli ultimi anni, di una tendenza di massa che ha visto il crescente sviluppo di nuove tecnologie, tra le quali i marketplace digitali, attraverso cui i consumatori possono acquistare il cibo direttamente dai piccoli produttori.

 

La filiera corta e l’interesse degli imprenditori
Il crescente sviluppo della filiera corta ha visto nascere un sempre maggiore interesse da parte di numerosi attori. Nonostante questo tipo di filiera, allo stato attuale, non possa ancora competere con realtà più consolidate (sia per dimensioni che per diffusione) secondo un recente rapporto della Coldiretti i fatturati delle vendite dirette hanno raggiunto cifre nell’ordine dei tre miliardi di euro e promettono un costante aumento.

BioEcoGeo_app_local foodOltre all’attenzione di produttori e consumatori, veri e propri protagonisti del settore, questa salita ha visto crescere anche la partecipazione di giovani imprenditori. Ben consapevoli dei benefici ottenibili dalla diffusione della filiera corta, sia in termini di sostenibilità ambientale che di innovazione sociale, i giovani imprenditori si sono fatti promotori di svariate attività di business, nell’ottica di combinare i principi alla base di questa logica con le moderne tecnologie offerte dal mondo digitale.
Grazie a questo crescente interesse, sono aumentati sempre di più i punti vendita presso le aziende agricole e gli investimenti in nuovi macchinari chimici alimentari. Si è assistito, inoltre, ad una vera e propria proliferazione di nuove esperienze e iniziative, che hanno fatto del local food la moda del momento.

 

Il caso delle start up italiane

[dropcap]G[/dropcap]uardando alla situazione italiana, negli ultimi anni si è assistito al forte sviluppo di alcune start up che si sono poste come obiettivo principale quello di conciliare i principi dell’innovazione sociale propri della filiera corta con quelli delle tecnologie 2.0.
Le società che operano e collaborano con le aziende agroalimentari locali sono in continuo aumento e si adoperano per mettere in risalto e distribuirne i prodotti attraverso le moderne tecnologie messe a disposizione dalle piattaforme online. Con l’obiettivo primario di creare valore per sé e per i piccoli produttori locali, queste giovani imprese sono state in grado di portare il mercato del chilometro zero sul web, mediante la creazione di appositi spazi online che puntano a ridurre la distanza tra il produttore e il consumatore.

Sfruttando la tecnologia del web 2.0 e dei social media, vengono a crearsi nuove relazioni e forme di collaborazione, dando vita a vere e proprie comunità virtuali, le cosiddette social organizations.
Local Italy, Cortilia e Jenuino sono soltanto alcune delle start up italiane che negli ultimi anni hanno preso sempre più piede, tendendo al rinnovamento del sistema alimentare. Il concetto alla base di tutto sta nell’incentivare il chilometro zero e quelle strategie in grado di coinvolgere gli stakeholders, promuovendo la nascita dei rapporti di collaborazione tra produttori e consumatori. Tra gli strumenti aziendali vengono annoverati i social media, che dimostrano come il connubio tra la tecnologia e un’importante missione sociale possa portare alla nascita di consolidate comunità virtuali, le social organizations, che pongono le proprie fondamenta nella collaborazione di massa, in grado di dare valore sia all’azienda che agli stakeholders.