Lo hanno già nominato il “Dieselgate” o l’ “Emissiongate” . A voi la scelta.
Sta di fatto che uno scandalo come questo costerà molto caro a Volkswagen. Proprio ora che la casa automobilistica tedesca stava tentando la scalata alle vendite globali (nel tentativo di superare l’indiscussa Toyota).
Al momento il danno effettivo è semplicemente incalcolabile. I timori per una multa da 18 miliardi di dollari, il titolo in borsa che cade in picchiata, 24 miliardi di euro “bruciati” in soli due giorni e il coinvolgimento del governo tedesco. Questi sono i risultati di uno scandalo che consiste in 11 milioni di auto truccate e 1 milione di probabili tonnellate di inquinamento in più in atmosfera ogni anno.
Ieri sono arrivate le dimissioni dell’AD Martin Winterkorn che, dopo l’incontro con i grandi azionisti Volkswagen e i leader dei sindacati, ha affermato: «Volkswagen ha bisogno di un nuovo inizio, anche in termini di personale. Apro la strada a questa nuova rinascita con le mie dimissioni».
Ora, al di là degli aspetti puramente politici, giuridici e economici che lasciamo agli esperti, la cosa che più ci preme è l’opportunità data dai riflettori puntati sul settore auto/ambiente.
Questa infatti potrebbe proprio essere l’occasione per norme più severe sulle emissioni dei veicoli nel mondo, ma anche in Europa dove lo smog è causa di quasi mezzo milione di morti premature ogni anno.
L’Unione europea sa che quasi il 40% delle emissioni di ossido di azoto dipendono dal trasporto, ed è per questo che i limiti di emissione sono sempre più stringenti. Dal 1° settembre 2015 sono infatti in vigore quelli definiti “Euro 6”, che per i veicoli diesel significa che le emissioni gassose delle autovetture dovrebbero essere contenute in un massimo di 0,80 g/km (dal 2000 ad oggi il limite per la massa di ossido di azoto è sceso dell’84%, ad esempio).
Secondo il report di Transport&Environment dal titolo “Don’t breathe here” i limiti nelle emissioni previste e quelli effettivi sono ben lontani dal coincidere (le emissioni “su strada” delle auto alimentate a gasolio sembrerebbero infatti essere fino a cinque volte superiore ai limiti di legge).
Questo perché, sempre secondo il report, il dato che leggiamo accanto al prezzo e alle altre caratteristiche delle autovetture, non è rappresentativo. Le emissioni verrebbero calcolate su test svolti “a bassa velocità” e “con un’insufficiente accelerazione”.
Secondo i test effettuati sempre da T&E, su 23 modelli, “tre soli rispettano i nuovi limiti se testati su strada”. Il dato peggiore riguarda un modello di Audi -marchio del gruppo Volkswagen- che supererebbe di ben 22 volte il valore massimo ammissibile. Non sarebbero da meno, secondo i dati diffusi la settimana scorsa, BWM, Citroen, Volkswagen, OPEL, Mercedes-Benz.
E quindi, perchè non sfruttare il “Dieselgate” come un’opportunità per cambiare le cose?