«Dagli Stati generali del clima svoltisi ieri a Montecitorio non è emersa una strategia precisa da parte dell’Italia» A dirlo è il giornalista Sergio Ferraris, e come dargli torto?
Durante il consulto, che doveva essere il primo passo dell’Italia verso la Cop21 di Parigi e al quale hanno partecipato anche Ségolène Royale, ministro francese dell’Ambiente e il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace che ha coordinato l’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”, il nostro premier è riuscito a demoralizzarci per l’ennesima volta, dimostrando esattamente la sua posizione. «Oggi il nostro nemico è il carbone» ha affermato con i suoi consueti toni ottimistici. Per poi continuare con la frase che continua a rimbombare nelle orecchie «Fra 40-50 anni avremo bisogno di andare ben oltre la lotta a questo combustibile ma dobbiamo essere capaci di dire le cose come stanno, cioè che le rinnovabili da sole non bastano e che da qui a domani mattina non finiscono né il petrolio né il gas».
Proprio contro l’utilizzo dei combustibili fossili si erano espressi, poco prima che Renzi prendesse la parola, alcuni manifestanti ambientalisti della “Coalizione clima” (a cui appartengono anche Legambiente e WWF) che, nella nuova aula dei gruppi parlamentari, hanno srotolato uno striscione con la scritta ‘”no oil”.
«Ora ci sono sei mesi per aggiustare il tiro. Le politiche climatiche – continua il giornalista Ferraris – hanno bisogno di un approccio di sistema, cosa che non è emersa dagli Stati Generali del Clima che si sono svolti a Roma. Nella mattinata, infatti, si sono susseguiti una serie d’interventi da parte d’esponenti governativi, caratterizzati da un eccesso di specificità legate alle competenze che troppo spesso assunte a carattere generale».