Oggi è una giornata importante per la città di Taranto. Nasce l’Osservatorio Mortalità, grazie a Peacelink e ai dati dell’Ufficio Statistica del Comune di Taranto. Un osservatorio che, come scritto nel comunicato dell’organizzazione, lo stesso comune pugliese non ha voluto istituire:”I dati sono nostri e ce li riprendiamo, ne abbiamo il diritto e la proprietà. I dati sulla salute della popolazione devono essere pubblici.”
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Dalle ore 14 di oggi e per i mesi che verranno, il database verrà aggiornato mese dopo mese, e sarà condiviso con tutta la cittadinanza attraverso le piattaforme di www.tarantosociale.org e su www.peacelink.it.

La situazione reale
La denuncia di Peacelink nei confronti di un’amministrazione che ha negato l’evidenza dei dati reali, raccontando una situazione in via di risoluzione, è forte. “Così la smetteranno di raccontare che la situazione sta migliorando se i dati sono quelli che potrete vedere. Il picco di decessi di gennaio 2017 avrebbe dovuto spingere qualunque amministratore ad un atto di responsabilità, ad una richiesta di approfondimento. E invece no. Abbiamo sbattuto contro un muro di gomma, fatta eccezione per la consigliera comunale Lina Ambrogi Melle che ha presentato più volte la proposta di PeaceLink ottenendo solo dinieghi. La storia è sconfortante: hanno bloccato ogni tentativo di creare un Osservatorio Mortalità. Ma oggi vinciamo noi, vince il principio di trasparenza e di condivisione dei dati.”
I dati
A dispetto di quanto il comune di Taranto dichiara, mostrando una situazione in miglioramento, i dati raccolti a gennaio parlano chiaro: nel primo mese dell’anno, infatti, vi sono stati 267 decessi rispetto ai 190 attesi. Basterebbero dati molto più bassi ad allarmare tutto il territorio nazionale.
Ma non è abbastanza. E’ vero che da adesso in poi tutti potranno vedere online i dati dei decessi in città mese per mese, ma Peacelink, che da anni segue la questione ed è impegnata fortemente su questo fronte,  chiede anche un passo in più: “Occorrerebbe differenziare la popolazione più esposta del quartiere Tamburi (accanto a cui l’Ilva continua a inquinare) da quella meno esposta. Per questo chiediamo alla Cabina di Regia della Qualità dell’Aria della Regione Puglia di farsi carico di un approfondimento. Quelli che pubblichiamo online sono dati da usare con la necessaria cautela, ma sono i dati da cui partire per fare una corretta informazione alla città di Taranto, assediata da una contaminazione ambientale elevata e persistente.”
Per consultare tutti i dati dell’osservatorio, raccolti mese per mese dal 2000 ad oggi clicca qui.