La notizia aveva alzato un bel polverone. Lo Us Army Corps of Engineer, il genio militare americano, ha bocciato il percorso previsto per l’oleodotto in Nord Dakota. I Sioux si sono battuti per mesi per questa causa.

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L’oleodotto doveva passare sotto il fiume Missouri, e, in linea teorica, doveva collegare il Nord Dakota con il Sud Dakota e l’Iowa, fino a raggiungere la stazione di scarico dell’Illinois. Un mega progetto da 3,8 miliardi di dollari.

I nativi americani hanno sempre sostenuto l’enorme pericolosità dell’oleodotto e l’inevitabile rischio per l’ambiente legato alle falde acquifere di quei territori.

A interrompere i festeggiamenti ci pensa Jason Miller, portavoce del transition team del neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo il megafono del tycoon, una volta insediatosi alla Casa Bianca, Trump esaminerà la decisione presa dall’amministrazione Obama di negare il permesso.

“Trump sostiene la costruzione dell’opera e si riserva di prendere decisioni più adeguate”. Queste le parole di Miller. Parole che sono perfettamente in linea con quanto affermato da Trump in campagna elettorale. Il neo presidente aveva sostenuto con forza la volontà di rivedere il piano di approvvigionamento americano. Puntare sulle risorse domestiche naturali di gas e petrolio e rivedere il progetto ambientalista che finora, secondo Trump, ha limitato le politiche di sviluppo del settore.

Inoltre il miliardario ha confermato che proverà a ribaltare la decisione dell’amministrazione Obama contraria al progetto dei quasi duemila chilometri che dovrebbero collegare il Canada e gli Stati Uniti.

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