NatureHasRights

Un avvocato sudafricano, Cormac Cullinan, esperto di governance ambientale, firma il testo che Vandana Shiva definisce come una pietra miliare del percorso volto a garantire sopravvivenza della specie umana e salute della Madre Terra: il libro I diritti della natura – Wild law. Se, infatti, animali, piante e rocce non si possono difendere citando in tribunale gli uomini inquinatori, si sta diffondendo un movimento teso ad affermare i diritti dei non-umani e i risultati cominciano a vedersi. Si tratta della cd. Wild Law, espressione coniata per la prima volta proprio da Cullinan, in riferimento alle leggi umane che compongono la cosiddetta “Giurisprudenza del pianeta Terra“, emanate per regolare il comportamento umano al fine di preservare nel lungo termine l’integrità e il funzionamento dell’intera comunità degli abitanti il pianeta Terra, al di sopra degli interessi di una singola specie in particolare (inclusa la specie umana). Negli Stati Uniti diverse comunità hanno adottato provvedimenti che affermano esistere diritti inalienabili della Natura, proprio come per gli uomini (tutto nacque dall’esperienza della cittadina di Shapleigh, nel Maine, che nel 2009 votò un’ordinanza per proteggere le falde acquifere dalla multinazionale Nestlé, vedi). Non si tratta, quindi, di tutelare la comunità dal possibile inquinamento, ma dell’uomo stesso che si fa carico di difendere chi/cosa non può materialmente difendersi. Quindi un cambio di prospettiva, non più antropocentrico, ma olistico. Nel segno che tutti su questa Terra hanno diritti, e avendo diritti, devono poterli difendere. Il wild law non può facilmente essere inquadrato nell’ambito delle tradizionali categorie giuridiche (es. sostanziale, procedurale, diritto pubblico o privato), in quanto può essere meglio compreso se lo si intende come un approccio al buon governo, piuttosto che come una branca del diritto o un codice di leggi. Alcuni Paesi hanno introdotto i cosiddetti “Diritti della Natura” nelle loro Costituzioni. Svizzera, Germania e India riconoscevano già parzialmente i diritti degli animali. L’Ecuador è stato, nel 2008, il primo Paese ad affermare nella propria Carta Fondamentale che natura e animali sono una priorità politica e portatori di soggettività giuridica e di diritti inalienabili, come l’essere umano (Capitolo VII: Diritti della natura, artt.71-74). La Bolivia ha seguito.

C. Cullinan
C. Cullinan

Autentico manifesto della terra, il libro I diritti della natura – Wild law, diviso in quattro parti, insiste sulla necessità di allineare il pensiero ambientalista moderno con il diritto, facendolo convergere in una visione innovativa che possa far uscire il mondo dall’emergenza ecologica e umanitaria che ci si trova oggi a vivere. Principalmente, sono criticati i falsi presupposti dei nostri sistemi amministrativi, secondo i quali gli esseri umani sarebbero separati dal loro ambiente e per i quali la prosperità sarebbe indipendente dalla salute della Terra. Al contrario ed in realtà, la nostra salute e benessere non dipendono dallo sfruttamento della Terra ma dalla conservazione dell’ecosistema globale. Strutture di governance, giurisprudenza e leggi consolidano, invece, l’illusione della separazione e dell’indipendenza. Gli esseri umani sono, nei sistemi legali attuali, gli unici soggetti dell’universo. Bisognerebbe, invece, pensare come il prof. Christopher Stoner che, già nel 1972, scriveva un articolo innovativo, Should Tree Have Standings? Toward Legal Rights for Natural Objects, base della riflessione sul tema dei diritti dalla prospettiva di una Terra al centro di tutto. Accettare e capire che la Terra è una partecipazione di soggetti e che i diritti nascono dove nasce l’universo e non solo dalla giurisprudenza significa che non è più possibile affermare che gli esseri umani abbiano dei diritti senza concedere che anche gli altri membri della comunità Terra abbiano i loro. Questo perché i diritti esistono nel contesto delle relazioni. La sfida della giurisprudenza della Terra sarà, allora, quella di sviluppare metodi di governo che impediscano agli esseri umani di violare i diritti fondamentali della natura. Perché, come conclude Cullinan, c’è qualcosa di ribelle nei germogli, riservati per natura e che non si vede mai quando spuntano. E se le idee sono come i germogli, questo libro “ribelle” potrà essere il seme di una nuova filosofia.

Libro coverC. CULLINAN, I diritti della natura – Wild law, Zeitgest, Piano B edizioni, Prato, 2012, 261 p.