Rodrìgo Tot è il terzo indigeno a vincere il Nobel all’ambiente, il prestigioso Premio Goldman. Guatemalteco, 60 anni, contadino e pastore evangelico, Tot ha una storia molto forte alle spalle.
«Ha guidato con forza la lotta del suo popolo per la difesa della terra. E per questo ha pagato un alto prezzo: la morte del figlio». Con queste parole, il comitato del Premio Goldman ha assegnato il prestigioso riconoscimento a Rodrígo Tot, indigeno di etnia maya Qeqchi.
La battaglia del contadino guatemalteco contro le multinazionali del nichel dura da 43 anni. Queste grandi aziende hanno messo le mani sui terreni delle comunità locali, formate da 63 famiglie, da più di mezzo secolo.
Tra le motivazioni del premio, la Fondazione Goldman ha annoverato la “coraggiosa leadership del suo popolo e nella difesa delle terre ancestrali”.
Tot si è dimostrato un capo tribù ancor prima che un attivista. Le prime iniziative dei “campasinos” iniziarono con la rivendicazione dei propri diritti nell’area di montagne di El Estor, a 300 km da Città del Guatemala.
Al termine di un lungo braccio di ferro giudiziario tra la comunità e il governo, le autorità hanno qualche anno fa assegnato ad una compagnia mineraria la licenza per sfruttare la zona per 25 anni. Nel 2012, i quattro figli di Tot sono stati attaccati da un gruppo di uomini mentre si trovavano in un autobus: uno di loro, sottolinea la stampa guatemalteca, è stato ucciso nell’agguato.
Si stima che tra 1974 e il 1988 le multinazioni abbiano versato nelle casse del Guatemala la somma irrisoria di 600 dollari per ottenere la proprietà dei terreni. Quei documenti di acquisizione sono scomparsi.
Nel 2002, il governo di Alfonso Portillo – ora in galera negli Usa per riciclaggio – ha deciso di dare quella terra in gestione alle compagnie minerarie. Una scelta confermata nel 2014 dal presidente Otto Pérez Molina, anche lui in prigione per corruzione.
L’America Latina è il continente più pericoloso al mondo per gli attivisti ambientali. Basti pensare che tra il 2010 e il 2015, sono stati assassinati 570 ecologisti. Tra le vittime anche due vincitori del Premio Goldman, entrambi indigeni. Nel marzo 2016, un commando armato ha trucidato l’honduregna Berta Cáceres. Dieci mesi dopo è toccato al messicano Isidro Baldenegro.