Sono più di 33mila i rifiuti trovati su 47 spiagge italiane monitorate nel mese di maggio 2016 dai volontari di Legambiente. Una media di 714 rifiuti ogni 100 metri. Il 76% degli oggetti trovati è di plastica. A guidare la top ten dei rifiuti spiaggiati più trovati: pezzi di plastica e polistirolo (22,3%), cotton fioc (13,2%) e mozziconi di sigaretta (7,9%).

three cigarettes on beach

Questi i dati forniti dal rapporto “Beach Litter” di Legambiente di quest’anno che, a ridosso della stagione estiva, rileva una fotografia abbastanza inquietante sullo stato di salute delle nostre spiagge. Un tappeto multicolore verde, bianco, azzurro e rosa di rifiuti al posto delle conchiglie, rifiuti spiaggiati o gettati consapevolmente, di ogni forma, genere, dimensione e colore come bottiglie, mozziconi di sigarette, calcinacci, stoviglie usa e getta, e poi tanti bastoncini di plastica colorata, ciò che rimane dei cotton fioc passati dal water per arrivare in mare e sulla spiaggia. Rifiuti che fanno male all’ambiente, alla fauna, all’economia e al turismo. Si pensi agli animali, agli uccelli e ai mammiferi marini che possono restare intrappolati nei packaging di plastica oppure morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti scambiati per cibo. La situazione più critica sulla spiaggia di Coccia di Morto a Fiumicino (RM) dove sfocia il Tevere e  si accumulano tutti i rifiuti provenienti dal fiume: qui  il team di Legambiente vi ha trovato il più alto numero di oggetti abbandonati, oltre 5.500 in 100 metri. La gran parte dei rifiuti ritrovati può essere imputabile alla cattiva depurazione, con la presenza di ben 3716 cotton fioc e diversi altri articoli (deodoranti per wc e blister). Bandiera nera anche per la spiaggia di Olivella nel comune di Santa Flavia (PA), con 1252 rifiuti in 100 metri di spiaggia, circondata e sfregiata pesantemente anche da manufatti di cemento pericolanti. Altre spiagge, invece, sono invase da rifiuti provenienti dalla pesca, questa volta al Nord, in particolare la spiaggia di Canovella de’ Zoppoli a Duino Aurisina, Trieste, dove ben il 65% dei rifiuti trovati sono riconducibili a reti di mitili. Le aree d’indagine sono state scelte in modo da effettuare il campionamento su tratti di 100 metri di lunghezza di spiagge libere e non ancora pulite in vista della stagione balneare. Ogni singolo campionamento ha tenuto conto di uno specifico protocollo di monitoraggio scientifico redatto da Legambiente, sulla base di quello elaborato dal Ministero dell’Ambiente e da ISPRA nel 2014. I rifiuti spiaggiati sono piccoli ma pericolosi, soprattutto pezzi di plastica e di polistirolo con dimensioni minori di 50 centimetri. La frammentazione graduale dei rifiuti plastici abbandonati nell’ambiente genera un inquinamento irreversibile e incalcolabile. Per effetto di onde, correnti, irradiazioni UV e altri fattori, i rifiuti si frammentano in milioni di micro particelle che si disperdono nell’ecosistema marino e costiero e sono ingerite dalla fauna marina. Attraverso la catena alimentare, la plastica arriva anche sulle nostre tavole con le sue sostanze nocive. Sono stati trovati , inoltre, ingenti quantità di bastoncini colorati, residui di cotton fioc, che giungono sulle spiagge attraverso fiumi, canali e scarichi, frutto di una pessima o completamente mancante depurazione Tra i rifiuti che arrivano in spiaggia tramite gli scarichi delle nostre case e, quindi, attraverso i corsi d’acqua e canali ci sono anche blister di medicinali, assorbenti e deodoranti per wc (in totale i rifiuti da mancata depurazione sono il 14%). Oltre che sulla spiaggia di Fiumicino, questa tipologia di rifiuti è stata monitorata anche nelle spiagge di Capocotta – Ostia (Rm) con il 33% di incidenza sul totale e sulla spiaggia di Cava dell’Isola a Forio d’Ischia dove rappresentano il 34% dei rifiuti dell’intera spiaggia. Ma non è solo la cattiva depurazione delle acque e degli scarichi il problema delle nostre spiagge: esiste ancora, infatti, la pessima abitudine, dura a morire, di gettare i mozziconi di sigaretta in maniera consapevole nella sabbia o, addirittura, direttamente a mare. In generale sono l’8%, ma tocca punte altissime in alcune zone come il 60% sulla spiaggia del Lido Venere di Agropoli, il 46% sulla spiaggia di Genova Voltri e il 35% sulla spiaggia di Mercatello a Salerno. E il problema è anche economico, visto quanto ci costa la pulizia delle spiagge: il costo totale stimato per la pulizia di tutte le spiagge dell’Unione Europea pari a 411,75 milioni di Euro e l’impatto sul settore pesca è stimato intorno ai 61,7 milioni di euro all’anno. Ma tutto ciò è solo la punta dell’iceberg, se si pensa che circa il 70% dei rifiuti presenti in mare  e in contatto con l’ecosistema marino, affonda. Il problema, quindi, è molto preoccupante e richiede necessariamente un intervento tempestivo attraverso l’adeguamento alla Direttiva Europea Marine Strategy, che l’Italia non ha ancora fatto. L’obiettivo strategico della direttiva è quello di raggiungere il buono stato ecologico per i nostri mari entro il 2020 attraverso azioni di contrasto all’abbandono selvaggio dei rifiuti e, per fare ciò, è indispensabile un impegno comune e il coinvolgimento delle amministrazioni e dei cittadini.