Continua la campagna lanciata dal WWF: “La sua vita non vale un corno” per salvare la vita ai rinoceronti, animai imponenti e dall’indole pacifica ma minacciati per il commercio dei loro corni.
La guerra dei corni infatti, ha ucciso la metà dei rinoceronti durante gli anni settanta e oggi i bracconieri agiscono in modo sempre più devastante utilizzando elicotteri e armi automatiche. In soli 3 anni abbiamo perso 1349 corni: la richiesta del corno di rinoceronte è alla radice della quasi estinzione di queste specie.

La medicina tradizionale cinese utilizza il corno di rinoceronte polverizzato per guarire febbre, epilessia, malaria, avvelenamenti e ascessi trasformandolo in un materiale pregiato che vale somme altissime sul mercato nero e questo rappresenta un forte incentivo al bracconaggio.
Nello Yemen, invece, il corno di rinoceronte viene utilizzato come manico della “Jambiya”, il tradizionale pugnale ricurvo.
La ricchezza portata dal petrolio ha fatto aumentare questa moda contribuendo all’uccisione del 90% dei rinoceronti in Kenya, Tanzania e Zambia e alla loro estinzione in 7 paesi.

Qualche notizia in più
Sono comparsi nella terra circa 40 milioni di anni fa e si sono diffusi in Asia, Africa, Europa e Nord America. Oggi delle 30 specie ne rimangono 5 che vivono in Asia e Africa.
I rinoceronti asiatici sono divise in tre specie diverse: quello indiano, di Giava e di Sumatra. In totale sono 3.200 rinoceronti che vivono in piccole aree isolate, di questi quelli di Giava sono solo 60 esemplari e rischiano l’estinzione!
I rinoceronti africani sono di due specie, il rinoceronte nero che è quella che si trova in grave pericolo di estinzione e il rinoceronte bianco, che invece fortunatamente sta sopravvivendo soprattutto nelle aree protette.