Fra i temi maggiormente controversi di questi ultimi anni spiccano sicuramente gli impatti che le nostre diete hanno sull’ambiente e sulla nostra salute. Ma sono tutte vere le informazioni che circolano? Partendo dal presupposto che una corretta alimentazione dovrebbe prevedere un consumo equilibrato di tutti gli alimenti disponibili, infatti, è stato ad esempio dimostrato che se si seguono i modelli di consumo della dieta mediterranea l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri cibi, per i quali gli impatti unitari sono minori ma le quantità consumate generalmente maggiori.
Quest’ultimo è il concetto espresso dalla Clessidra Ambientale, innovativa rappresentazione grafica presentata nello studio italiano “La sostenibilità delle carni e dei salumi in Italia” e ottenuta dalla moltiplicazione dell’impatto ambientale degli alimenti (carbon footprint) per le quantità settimanali suggerite dalle principali linee guida nutrizionali. In pratica, la Clessidra dimostra che mangiare carne e salumi in giusta quantità non comporta un aumento significativo dell’impatto ambientale di un individuo. Del resto, uno stile di vita sostenibile dovrebbe misurarsi anche con altre scelte, come la mobilità, i consumi di energia, l’abbigliamento, le abitudini per il tempo libero e tutto quanto possa caratterizzare la nostra quotidianità.
Quando si parla di ambiente e salute, oggi, a molti non sembra importare come si vive, ma solo come si mangia. E così, nel mezzo di un dibattito che sembra sempre meno scientifico e sempre più ideologico, il cibo e i suoi impatti sono ormai oggetto di costante attenzione da parte di un pubblico sommerso da informazioni parziali, faziose e discordanti. Su una cosa siamo però tutti d’accordo: una dieta equilibrata è da preferire per motivi sia salutistici che ambientali.
Partendo dai consumi settimanali suggeriti dalle linee guida nutrizionali INRAN 2003 (ora CRA-NUT) e moltiplicandoli per gli impatti ambientali medi delle varie categorie di alimenti, si ottiene una rappresentazione grafica simile appunto a una clessidra: la Clessidra Ambientale. La Dieta Mediterranea prevede di mangiare 35 porzioni a settimana di frutta e verdura e un consumo moderato di carne (quella rossa 2 volte a settimana) e di altri alimenti ricchi di proteine (legumi per 4 volte la settimana, carni bianche 2 e pesce 2 volte a settimana, uova 3 volte a settimana, salumi 1 volta a settimana), per un totale di 14 porzioni a settimana.
La quantità di frutta e verdura quindi è di circa 13 volte superiore: 5.830 g di frutta e verdura contro 450 g di carni e salumi. Calcolando ora l’impatto ambientale di questi consumi emerge che quello delle proteine è in realtà molto vicino a quello della frutta e della verdura (frutta e ortaggi 6 kg di CO2; carne, pesce, uova, legumi e salumi, 6.7 kg di CO2). Una dimostrazione di quanto siano forti i nostri pregiudizi sull’alimentazione.
Fino ad oggi si era valutato il carbon footprint della filiera delle carni in termini assoluti, come emissioni di CO2 per kg di carne rapportate a quelle prodotte da un kg di altri alimenti. Ora invece la Clessidra Ambientale incoraggia un nuovo approccio, che valuta l’impatto di un alimento sulla base delle quantità realmente consumate. Non solo, i dati contenuti nel rapporto “La sostenibilità delle carni e dei salumi in Italia” dimostrano che altri comportamenti hanno un’influenza maggiore sulla salute dell’ambiente. Per esempio, scegliere di utilizzare la bicicletta invece dell’automobile, anche solo per pochi km alla settimana, incide molto di più sul rispetto dell’ambiente rispetto alle abitudini alimentari (15 km = 1,5 kg di CO2 in meno). Il bilancio della sostenibilità, insomma, sta nell’equilibrio complessivo delle nostre scelte quotidiane.
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L’impatto ambientale della nostra dieta? Ce lo spiega la Clessidra Ambientale
