Per l’azienda norvegese l’ambiente fa parte dell’identità d’impresa fin dalla sua creazione. Ecco perchè è da sempre in prima linea per fermare il cambiamento climatico
Di Emanuele Bompan
«Mio nonno diceva sempre di scegliere i prodotti top di gamma per la loro resistenza», spiega Jørgensen. «Mentre un nuovo prodotto Norrøna è fantastico, uno vecchio potrebbe esserlo ancora di più. Una lunga durata è uno degli strumenti migliori per ridurre al minimo l’impatto ambientale di un prodotto, quindi abbiamo offerto riparazioni su tutti i nostri prodotti sin dall’inizio, nel 1929. Realizzando attrezzi di alta qualità che durano anni e che possono essere riparati, ci assicuriamo che non sia necessario acquistare di nuovi». Nell’ultimo anno ben 10mila capi sono stati riparati, un aumento notevole dai 3500 del 2015.
Tanta attenzione anche ai materiali riciclati. La prima giacca in pile riciclata è stata prodotta oltre dieci anni fa ed entro il 2020 Nørrona ha l’obiettivo di impiegare solo fibre riciclate. Come il poliestere, una delle fibre più comunemente utilizzate. Che presto sarà tutta materia prima seconda. Nel 2017 il 58% del poliestere impiegato era riciclato. Nel 2020 sarà il 100%. Il nylon riciclato era l’8% nel 2016 ma sono riusciti a portarlo al 43% nel 2017 e arriverà ad essere il 75% nel 2020. Quando non si impiegano fibre si usa lana rigenerata proveniente da vecchi capi oppure cotone organico di origine biologica. Stop anche alle fibre chimiche. L’azienda entro il 2020 dismetterà completamente tutti i PFAS, componenti perfluoroalchiliche utilizzate per l’impermeabilizzazione dei capi, considerate oggi tossiche.
«La nostra ambizione è diventare leader nella responsabilità ambientale e sociale all’interno del nostro mercato», spiega Jørgensen. «Molti di questi obiettivi sono impegnativi, ma vogliamo impegnarci al massimo per raggiungerli». Iniziando dalla propria sede: la Norrøna House, il quartier generale, è esclusivamente alimentata da energia rinnovabile e da quest’anno tutti i dipendenti devono viaggiare in modo sostenibile usando bici, auto elettriche oppure a piedi. Il prossimo step? Diventare un quartier generale a rifiuti zero, in altre parole riciclando e riutilizzando ogni scarto di produzione o di gestione.
Infine, per sostenere la lotta contro il climate change Nørrona si è autoimposta una tassa ambientale sui profitti. L’1% dei ricavi è dato a organizzazioni che lavorano in progetti di sostenibilità ambientale, per un totale di quasi 1 milione di euro negli ultimi due anni. Una strategia ambientale che non sembra cercare un punto di arrivo, quanto una base di continua espansione per migliorare le proprie performance.