È in corso nella regione Veneto un’emergenza ambientale e sanitaria senza precedenti, quella dei PFAS: composti chimici pericolosi per la salute dell’uomo e l’ambiente, sversati nei fiumi da industrie locali che operano quasi indisturbate.
La contaminazione da PFAS in Veneto è stata scoperta nel 2013, ma non è stato fatto abbastanza per fermarla, e ad oggi l’acqua potabile di molti comuni nelle zone tra Vicenza, Verona e Padova è ancora contaminata.
BioEcoGeo_PFAS_Greenpeace
La Regione Veneto, anziché sospendere l’erogazione di acqua pubblica nelle aree interessate dalla contaminazione, ha preferito fare un regalo alle industrie ritoccando “al rialzo” i limiti di sicurezza di PFAS previsti per le acque potabili. Questi livelli, oggi, sono tra i più alti al mondo: un vero paradiso per gli inquinatori!
Ma un inferno per la popolazione, che ormai è a conoscenza dei rischi per la salute correlati alla presenza di PFAS nell’acqua potabile. Per loro bere, mangiare e lavarsi sono diventati gesti pieni di paura.
Basta pensare che, se in Veneto venissero applicati gli stessi livelli di PFAS adottati in altre nazioni europee, in molti comuni la fornitura d’acqua potabile verrebbe immediatamente sospesa.
Per questo, Greenpeace è entrata in azione con i propri attivisti a Venezia, appoggiando un grosso tubo nero all’ingresso acqueo davanti alla Sede della Regione Veneto simulando un finto sversamento nelle acque del Canal Grande.
Come già era successo ad Amsterdam con l’installazione di un finto tratto di oleodotto di fronte alla sede di ING per chiedere all’istituto di ritirare il suo finanziamento al Dakota Access Pipeline (DAPL), anche a Venezia la loro protesta ha colpito l’attenzione non solo le istituzioni ma anche dei cittadini che in questo modo hanno preso ancora più consapevolezza della gravità della situazione.
È in corso una raccolta firme per chiedere alla Regione Veneto di intervenire subito per fermare l’inquinamento da PFAS nell’acqua potabile.