EterNot. Il nome è geniale. La storia che si porta dietro è, invece, inquietante, ma dà speranza e, soprattutto, vita ad un luogo che ha dovuto sopportare tanta morte.

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Casale Monferrato ha finalmente detto NO all’Eternit dopo 30 anni di bonifiche. E l’ha fatto inaugurando un grande parco sullo stesso terreno in cui nel 1906 fu costruita la più grande fabbrica di cemento amianto d’Europa, chiusa nell’86 e abbattuta definitivamente nel 2006, causa di morte certa per mesotelioma (il cancro causato dalla fibra killer) di almeno tremila cittadini, tra operai, parenti e persone che quella soglia non l’hanno mai neanche varcata.

E così adesso, al posto dello stabilimento,  c’è un parco molto speciale per non dimenticare, ma guardare al futuro prevedendo anche un’area museale, spazi di coworking e residenziali per i giovani.
Nell’area verde, tra giochi per bambini, agorà per spettacoli, viali per passeggiare, panchine, fontanelle, piste ciclabili, sorgono due monumenti. Il primo è “L’aquilone di Romana”, dedicato alla storica presidente dell’Associazione famigliari e vittime amianto (AFEVA), che ha ceduto il passo, ma è rimasta comunque presidente d’onore. L’altro è lo straordinario «Vivaio Eternot», ideato e creato dall’artista Gea Casolaro: una vasca azzurra che accoglie 65 piante di «Davidia involucrata Sonoma», comunemente chiamata «pianta dei fazzoletti» perché i suoi fiori, a primavera, sembrano appunto candidi fazzoletti.
Il 28 aprile, Giornata mondiale delle vittime di amianto, una o più piante lasceranno il vivaio dell’Eternot per premiare chi, nel mondo, si sta dando da fare contro l’amianto.

Tutto questo è un segnale molto forte di rivincita e di voglia di nuovo inizio, a poche settimane dal processo Eternit Bis contro Stephan Schmidheiny, che proseguirà a partire dal 27 ottobre, dopo che la Corte Costituzionale ha ribadito la fondatezza del rinvio a giudizio per omicidio, appunto a carico del signor Eternit. Un processo, l’Eternit bis, che è solo uno dei riconoscimenti ottenuti dai casalesi, dopo quel tragico giorno di novembre del 2014, quando ci fu lo choc della sentenza di Cassazione che mandò prescritto il maxiprocesso contro l’ultimo patron di Eternit rimasto in vita. E così la gente di Casale Monferrato non si arrese. Scese in piazza e tornò a sperare in obiettivi inseguiti da 30 anni: ricerca, bonifica, giustizia. A due anni da quel giorno nefasto, il governo ha stanziato altri denari per proseguire le bonifiche con l’obiettivo “Casale amianto free” nel 2020.

In occasione dell’inaugurazione del parco, il sindaco di Casale, Titti Palazzetti, ha ribadito l’assoluto volere di tutta la comunità di tombare l’Eternit per sempre e riprendere così la propria rivincita. All’evento hanno partecipato anche i ragazzi delle scuole, il ministro della giustizia Andrea Orlando, il presidente della commissione Ecomafie, Alessandro Bratti e il presidente della regione Piemonte, Sergio Chiamparino. “C’è un passato che dobbiamo cancellare, ma anche un passato che dobbiamo salvare. E un debito di giustizia che dobbiamo estinguere: la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso ha detto che l’Eternit bis si farà e lo stato si è costituito parte civile”, queste le parole del ministro Orlando. Anche la regione Piemonte si è costituita parte civile:“L’inaugurazione – ha dichiarato Chiamparino – è simbolo di speranza per una lotta che deve essere portata avanti; una lotta che parla di futuro, prima di tutto giudiziario”.

All’inaugurazione era presente anche Francesco Ghiaccio, regista e coautore casalese del film “Un posto sicuro”, pluripremiato, pluripremiato in molti festival, ambientato nella città piemontese e dedicato a ‘chi lotta per la giustizia nella polvere’ e che ha visto la comunità di Casale interpretare se stessa:“Lo avevamo detto, Casale Monferrato non è la città dell’amianto, ma la città che lotta contro l’amianto”. Impossibile dargli torto.