“Grazie mia vecchia divisa, grazie per le soddisfazioni ma anche per le delusioni e le difficoltà. Per avermi fatto crescere, per avermi dato di che sostenere me e la mia famiglia dignitosamente ma soprattutto per avermi dato l’opportunità di dare il mio contributo per preservare ciò che di più bello abbiamo, la natura, l’ecosistema, la biodiversità, le specie in via di estinzione… grazie, onorato di averti indossato per tutti questi anni“.

Questo è l’addio affidato da un forestale al suo profilo Facebook, riportato da La Repubblica. Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, il Corpo Forestale dello Stato non esiste più, o, meglio, è accorpato ai Carabinieri con circa 7mila forestali che passano all’Arma. Ciò avviene nonostante le proteste di molti, sia all’interno del Corpo Forestale stesso, che di appartenenti a movimenti green che vedono in questo passaggio una minore protezione e attenzione per le questioni ambientali. La decisione è stata presa nell’ultima riforma della Pubblica Amministrazione ed è diventata effettiva dall’inizio del 2017. Si rassicura con la garanzia di non disperdere funzioni e professionalità, ma si smantella, comunque, un sistema rivelatosi fondamentale per garantire la sicurezza animale e vegetale, con uno sviluppo di boschi e foreste che si espandono ogni anno.
Il sistema forestale italiano
L’Italia ospita un sistema forestale unico al mondo, che comprende una superficie di oltre 300mila chilometri quadrati e un patrimonio inestimabile di biodiversità. Secondo il censimento 2015 (integrato con i dati dei due rapporti Infc precedenti), oggi la selva cresce alla velocità media dello 0,6% l’anno. Le foreste dieci anni fa trattenevano circa 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio organico. Fino al 2011 la natura si è ripresa con alberi, sottobosco e animali liberi circa 3,5 milioni di ettari. Tra quello che abbiamo perso, invece, contiamo 1,5 milioni di ettari edificati e 5 milioni di ettari di superfici agricole, che pure vanno annoverate tra quelle artificiali.
La salvaguardia dei boschi
I boschi e la loro gestione rappresentano uno strumento fondamentale per la salvaguardia della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici, la depurazione e regolarizzazione e il deflusso delle acque in eccesso. Inoltre, le macchie verdi costituiscono la base produttiva non solo per le filiere industriali ma anche per lo sviluppo di nuove economie locali. Con l’eliminazione del Corpo Forestale dello Stato si rischia di mettere da parte un necessario strumento per attuare politiche di bilanciamento tra le necessità economiche del territorio e del settore e le esigenze sociali di conservazione e tutela del più importante e ricco patrimonio bioculturale d’Europa. Sarà importante monitorare ciò che avverrà in questo primo anno di riforma e capire quali strumenti innovativi il governo avrà intenzione di mettere in campo per sopperire alla loro mancanza.

Questo è l’addio affidato da un forestale al suo profilo Facebook, riportato da La Repubblica. Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, il Corpo Forestale dello Stato non esiste più, o, meglio, è accorpato ai Carabinieri con circa 7mila forestali che passano all’Arma. Ciò avviene nonostante le proteste di molti, sia all’interno del Corpo Forestale stesso, che di appartenenti a movimenti green che vedono in questo passaggio una minore protezione e attenzione per le questioni ambientali. La decisione è stata presa nell’ultima riforma della Pubblica Amministrazione ed è diventata effettiva dall’inizio del 2017. Si rassicura con la garanzia di non disperdere funzioni e professionalità, ma si smantella, comunque, un sistema rivelatosi fondamentale per garantire la sicurezza animale e vegetale, con uno sviluppo di boschi e foreste che si espandono ogni anno.
Il sistema forestale italiano
L’Italia ospita un sistema forestale unico al mondo, che comprende una superficie di oltre 300mila chilometri quadrati e un patrimonio inestimabile di biodiversità. Secondo il censimento 2015 (integrato con i dati dei due rapporti Infc precedenti), oggi la selva cresce alla velocità media dello 0,6% l’anno. Le foreste dieci anni fa trattenevano circa 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio organico. Fino al 2011 la natura si è ripresa con alberi, sottobosco e animali liberi circa 3,5 milioni di ettari. Tra quello che abbiamo perso, invece, contiamo 1,5 milioni di ettari edificati e 5 milioni di ettari di superfici agricole, che pure vanno annoverate tra quelle artificiali.
La salvaguardia dei boschi
I boschi e la loro gestione rappresentano uno strumento fondamentale per la salvaguardia della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici, la depurazione e regolarizzazione e il deflusso delle acque in eccesso. Inoltre, le macchie verdi costituiscono la base produttiva non solo per le filiere industriali ma anche per lo sviluppo di nuove economie locali. Con l’eliminazione del Corpo Forestale dello Stato si rischia di mettere da parte un necessario strumento per attuare politiche di bilanciamento tra le necessità economiche del territorio e del settore e le esigenze sociali di conservazione e tutela del più importante e ricco patrimonio bioculturale d’Europa. Sarà importante monitorare ciò che avverrà in questo primo anno di riforma e capire quali strumenti innovativi il governo avrà intenzione di mettere in campo per sopperire alla loro mancanza.