Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi. Gianni Rodari

Contadina Mosca Simonetta Sandri

Non ci crederete ma siamo a Mosca, l’estate scorsa, a due passi dalla Piazza Rossa e dal Cremlino. Perché questa città non si ferma mai, non smette mai di stupire, grandi e piccini, uomini e donne, curiosi e apatici, turisti e moscoviti. Capita anche questo, dunque, di ritrovarsi a passeggiare senza pensiero alcuno e imbattersi, improvvisamente, in un maestoso arco fatto di limoni e arance, in un simpatico gallo di verdura, un’allegra casetta di peperoni, un’altra dal tetto verde di zucchine, un agile cavallo composto da mandarini e mele verdi, una lenta lumaca fatta con limoni e rami verdi, una contadina o una farfalla che risplende di mele verdi e rosse, rosse lucido-accese proprio come quella di Biancaneve. Statue alte circa sei metri ricoperte da vernici speciali, per evitare che si rovinino, monumenti pazienti che guardano, incuriositi, passanti e cielo grigio. Il tutto mentre poco più in là, vicino alla Ploshchad Revolyutsii, si può ammirare lo spettacolo-balletto sui roller “Cipollino”, di Gianni Rodari, diretto dal famoso pattinatore sul ghiaccio Pyotr Chernyshov. Cipollino (chi non lo ricorda?) è un piccolo di cipolla, il cui povero padre cade accidentalmente sul piede del principe Limone e per questo viene condannato all’ergastolo. Cipollino cerca di salvare il padre, ma deve scappare dalle grinfie del cavalier Pomodoro, del principe Limone e dell’esercito dei Limoncini. Un giorno incontra sor Zucchina che aveva una casa minuscola costruita sul prato delle Contesse del Ciliegio. Il cavalier Pomodoro si arrabbia, ma Cipollino lo provoca e il cavaliere gli strappa il ciuffo e scoppia a piangere. Il paese decide di nascondere la casina nel bosco. Ma il cavaliere ha la sua vendetta: dice ai Limoncini di catturare tutti i maschi del paese e portarli in prigione. Cipollino (e il tocco d’Italia) deve riuscire a salvare i prigionieri, ma per farlo passa un sacco di avventure… e qui, le avventure si possono davvero immaginare davvero tutte. Perché Gianni Rodari, in Russia, è noto da sempre. In epoca sovietica, era “incoraggiato” come un sincero comunista e un inguaribile ottimista. Egli fu anche fortunato con il traduttore, Marshak. Per un autore tradotto è difficile entrare nel folklore, nel codice culturale di un altro paese: Rodari ci riuscì, anche perché era un autentico scrittore-innovatore. Nel XX secolo è stato quello che Andersen fu per il XIX. Rodari scriveva proprio per il bambino di città contemporaneo. Riusciva a vedere il fiabesco nelle nuove realtà: il telefono, la TV e il treno. Persino negli scioperi e nelle rivoluzioni. E qui il fiabesco si vede e intravvede, in queste sculture fatte di natura, di colori strabilianti come solo la terra sa creare e donare. E’ piacevole trovarsi a passeggiare in mezzo a queste creazioni che risvegliano fantasia e ricordi di quando si era bambini. Penso solo che in Italia, con tutta la fantasia e le varietà di meravigliosi prodotti della terra di cui disponiamo, potremo osservare, guardare, imparare e, perché no, replicare…

Fotografie di Simonetta Sandri