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Stessi ingredienti (acqua e semola di grano duro), stessi valori nutrizionali, stesso gusto, stessa linea, stesse abitudini. A cambiare è solo il modo di produrla, che diventa hi-tech.

A Maiker Faire Rome (ne abbiamo parlato, vedi) sbarca la nuova ricetta di Barilla: la sua stampante 3D prevede che l’impasto venga ridotto in cartucce da infilare nella macchina. Via computer si seleziona dalla ricca libreria il formato da produrre, si clicca invio e in quattro e quattr’otto (due minuti per la precisione) ecco nel piatto la pasta fresca pronta da rovesciare nell’acqua che bolle piano piano. Ed ecco pronta la pasta in 3D. È la prossima rivoluzione hi-tech dopo l’antica macchinetta Imperia tanto usata da mamme e nonne? Se personalmente credo che la sfoglina emiliana (le brave e simpatiche arzdore) o l’impasto delle nonne non tramonti mai, si tratta sicuramente di un passo verso la personalizzazione della pasta, in un mondo dove ormai tutto si personalizza nel tentativo di differenziarsi. Ognuno potrà creare ricette, impasti (anche biologici o a basso contenuto calorico) e forme. Dipenderà dalle mille farine, anche. Per non parlare dei colori e della consistenza. A ciascuno il suo.

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Il progetto che ha tenuto impegnati tecnici di Barilla e del centro olandese per la ricerca applicata TNO (Organizzazione Olandese per la Ricerca Scientifica Applicata) di Eindhoven per oltre 4 anni. Presentato già a maggio 2015, al Cibus di Parma (il salone internazionale dell’alimentazione), il prototipo di Roma ha attirato molti curiosi. Ho chiesto allo stand quale era il business model di Barilla. Non rischiano di fare autogol? Sicuramente potrebbero giovarne i ristoratori, costi alti per il consumatore singolo. Ma da vedere. Ancora si pensa. Intanto i food designer gongolano, sono entusiasti dalle possibili mille implicazioni. Quante idee… E se voi volete la pasta personalizzata, spazio alla fantasia!