A Pomezia scuole chiuse fino a domani, case evacuate nel raggio di 100 metri, divieto di raccolta, consumo e vendita di prodotti ortofrutticoli coltivati, divieto di pascolo di animali, divieto di utilizzo di foraggi per l’alimentazione provenienti dalla zona interessata ed eventualmente eposti alla ricaduta di combustione.
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Questa è la situazione  a Pomezia in seguito all’incendio, forse doloso, sviluppatosi  venerdì scorso alla Eco X, l’azienda di smaltimento rifiuti leggeri di via Pontina Vecchia. Le precauzioni sono state disposte da un’ordinanza urgente dal sindaco di Pomezia, nella giornata di ieri: “Sembra confermata la presenza di amianto incapsulato sul tetto dello stabilimento. Per questo motivo ritengo necessario approfondire con loro la natura delle notizie, l’entità del fenomeno e gli eventuali provvedimenti da porre in essere nelle prossime ore a tutela della salute pubblica“. Alle 13 il sindaco ha convocato un tavolo con Asl e Arpa proprio per indagare sulla questione.
Pericolo per la salute pubblica. Da subito si è diramato l’allarme per la salute dei cittadini, non solo per la tossicità dei rifiuti contenuti nell’azienda interessata dal rogo e, quindi, per lo sprigionamento di diossina, ma anche per la presenza di amianto sul tetto. Mentre l’Arpa Lazio garantisce che anche ieri il livello della qualità dell’aria è nella norma,  l’allarme vero arriva dalla Asl 6 per bocca del capo del dipartimento di prevenzione, Mariano Sigismondi: “E’ stato trovato amianto incapsulato. Ora si dovrà valutare l’effetto del calore su questa particolare sostanza. Al momento non abbiamo elementi che possano destare preoccupazioni a livello acuto, almeno nell’immediatezza“. Le rilevazioni dell’Arpa, inoltre, riguardano solo inquinanti “normali” e nulla dicono sulle possibili concentrazioni di amianto e diossina. Intanto quattro persone sono finite in ospedale lamentando bruciore agli occhi, alla gola e mal di testa e c’è già un primo bollettino emanato dall’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto) che ha approntato sin da subito  un’unità di crisi con medici, tecnici e avvocati, per cercare di arginare le tremende conseguenze dello sprigionarsi degli agenti tossico-nocivi dal gigantesco rogo: odori acri, bruciore agli occhi, nausea e vomito sono i sintomi dichiarati da coloro che hanno richiesto aiuto all’Osservatorio, il quale chiede al sindaco di Pomezia di mettere a disposizione un locale per poter permettere ai volontari di poter ricevere anche sul posto.
L’ONA, inoltre, raccomanda a tutti importanti precauzioni contro i veleni sprigionati dall’incendio:
1)    uso di maschere. Preferibilmente con FFP3, specialmente per coloro che vivono nelle zone limitrofe;
2)     divieto assoluto di mangiare frutta e verdura prodotta entro i 5 km dal rogo, e attenzione e quindi misure igieniche per tutti gli altri prodotti. Non sempre il solo lavare la frutta può essere sufficiente (il fatto che c’è stato vento e non la pioggia, potrebbe aver fatto disperdere le fibrille di amianto anche a distanze notevoli);
3)     come pulire i terrazzi e balconi: la polvere depositata sui terrazzi e sui balconi potrebbe essere lavata con abbondante quantità d’acqua con sapone; converrebbe non impiegare la candeggina per questa operazione di pulizia;
4)   per quanto riguarda i pozzi: Se i pozzi sono chiusi con apposita copertura, non vi dovrebbero essere entrate quantità rilevanti delle polveri dei fumi dell’incendio tanto da rendere rischioso l’uso dell’acqua. Nel caso contrario, se i pozzi sono aperti, è assolutamente sconsigliato berne l’acqua, e sarebbe opportuno segnalare il rischio in modo adeguato. Ovviamente, chiuderli ora non basterebbe in quanto sono stati esposti a inquinamento almeno da due giorni. Potrebbero anche essere eseguiti accertamenti sui flussi dell’acqua per constatare se, eventualmente, i pozzi sono stati inquinati attraverso la falda.
Falsi ispettori per rilievo delle polveri. E poichè non c’è mai fine all’assurdo, sono stati segnalati falsi ispettori che girano per case private per il rilievo delle polveri: si presentano muniti di cartellino dicendo di essere “ispettori” incaricati del controllo delle polveri depositate dopo l’incendio all’ Eco X, ma ovviamente non c’è alcuna verifica in atto nelle abitazioni private e quindi si teme che si tratti di un tentativo di truffa. A renderlo noto sono i carabinieri del comando provinciale di Latina, a seguito di diverse telefonate al 112, fatte da cittadini, soprattutto anziani, che chiedevano delucidazioni sulle richieste ricevute. L’invito che viene rivolto alla popolazione è di non aprire a chi si presenta per effettuare controlli in quanto su abitazioni private non c’è alcuna verifica in atto.