L’Italia è ancora il paese delle discariche e delle emergenze rifiuti? La risposta di Legambiente è chiara: no.

rifiuti_bioecogeo

Per  Stefano Ciafani, direttore generale dell’Ente, i dati sono inversamente proporzionali all’immaginario collettivo. “Ci siamo lasciati alle spalle quelle stagioni vergognose – dichiara Ciafani –  e oggi il nostro paese può contare su 1.500 comuni dove vivono oltre 10 milioni di abitanti in cui la raccolta differenziata supera il 65%».  Il primato nel 2015 di “comune riciclone” è andato a Ponte delle Alpi, un paesino di 8.500 abitanti nei pressi di Belluno con il 90% di raccolta differenziata.  Classico esempio di Nord virtuoso? Assolutamente. Il caso di Grumo Nevano, realtà di 18mila abitanti dell’interland napoletano ed il suo 65% di raccolta differenziata ne è un esempio.  I dati, però, sono talvolta fuorvianti. Se è vero che da una parte l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca nell’Ambiente (ISPRA) ha registrato tra il 2011 e il 2013 una riduzione del 6,9% di rifiuti destinati alla discarica, è altrettanto vero che questo dato è sfalsato dai rifiuti destinati agli inceneritori. Come ha affermato Rosanna Laraia, responsabile rifiuti di Ispra, “negli ultimi quattro anni il numero degli inceneritori è leggermente diminuito” non perchè ci sia stata un particolare attenzione al fenomeno della raccolta dei rifiuti ma “solo perché si è chiuso qualche vecchio impianto”.  Nel Belpaese il 31% dell’immondizia viene ancora smaltita nelle discariche. Inoltre, dichiara Laraia, “la scelta di dismettere alcuni inceneritori non significa che si sia diminuito il quantitativo di rifiuti inceneriti, che invece resta ancora a livelli molto alti”.

L’analisi dei dati per macroarea geografica del  Rapporto Rifiuti 2015 dimostra come ci sia stato un incremento dei rifiuti urbani soprattutto al nord di circa 188mila tonnellate (+1,4%). Dati confortanti arrivano dal centro – sud dove vi è una decrescita rispettivamente dello  0,3% (-20 mila tonnellate) e 0,9%  (-85 mila tonnellate). Vi è comunque un andamento non omogeneo in queste regioni. Al centro solo il Lazio mostra un calo rispetto ai dati precedentemente rilevati risalenti al 2013.  Per quanto riguarda il Sud vi è una leggera crescita nel territorio campano di rifiuti solidi (+0,6%). Ritornando al Nord va registrato l’andamento dell’Emilia Romagna (1,8%) e l’andamento tra l’1% e l’1,5% di Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Umbria e Liguria. Oltre alla Campania si registra la crescita della Toscana con il suo 0,9% di rifiuti.  Le regioni che fanno rilevare la maggior contrazione sono la Basilicata (-3,1%), il Lazio (-2,5%), il Molise e la Calabria (-2,4% per entrambe).

La vera domanda che bisogna porsi non è quanto l’immaginario collettivo sia cambiato. La vera domanda è: quanto abbiamo ignorato quell’ obbligo previsto per legge (152/2006) del 65% sulla raccolta differenziata?