La tecnologia e la scienza al servizio della natura e della conservazione del pianeta. Questa è sicuramente l’arma più importante che abbiamo oggi per combattere il continuo e lento disastro che stiamo procurando al nostro povero mondo malato.
Recentemente abbiamo già parlato della smart forest, una start up che mette in rete tutte le informazioni relative alle foreste, da quelle più di svago come la presenza di percorsi naturalistici, a quelle più tecniche per gli addetti ai lavori, come la mappatura degli alberi, le specie censite o dei territori più a rischio.
Un drone per la conservazione della specie
Oggi, invece, vogliamo parlare di un gruppo di ricercatori della Liverpool John Moores University (LJMU) che ha messo a punto un drone astrofisico-ecologico che, dicono, potrebbe essere la chiave per incrementare gli sforzi di conservazione a livello mondiale. Già in passato i droni sono stati utilizzati per studiare e proteggere le specie in via di estinzione, hanno svolto azioni di pattugliamento per i bracconieri, hanno contato gli scimpanzé nei baldacchini forestali. Un recente studio ha anche concluso che i droni sono di gran lunga migliori degli esseri umani per monitorare la fauna selvatica, perché possono coprire un’area maggiore nella stessa quantità di tempo e possono ottenere una vista a volo d’uccello che cattura più porzione di territorio e consente un conteggio più accurato.
La novità
E allora, qual è questa nuova versione? Si tratta di un drone ad ala fissa come quelli che abbiamo visto utilizzati precedentemente, ma, invece di avere una macchina fotografica normale, è dotato di telecamere termiche ed è accoppiato a tecniche di analisi utilizzate per studiare gli oggetti nello spazio. Creato attraverso una collaborazione tra i servizi di Ecologia e Astrofisica all’Università degli Studi di Liverpool, si avvalerà della tecnologia utilizzata per trovare e identificare gli oggetti nell’Universo distante per monitorare le specie in pericolo, rilevare l’arrivo dei bracconieri e monitorare la distruzione dell’habitat.
Serge Wich, professore di Scienze e Psicologia della School of Natural di LJMU e fondatore di conservationdrones.org ha dichiarato: “La Banca Mondiale stima che gli ecosistemi forniscono 33.000.000.000.000 $ ogni anno per l’economia globale e la perdita di biodiversità e il conseguente crollo dell’ecosistema è uno dei dieci pericoli più gravi per l’umanità. Speriamo che questa ricerca aiuterà ad affrontare questi problemi permettendo a chiunque in tutto il mondo di caricare i propri dati aerei in tempo reale, dando la possibilità di geo-posizionare qualsiasi cosa, sia che si tratti di superstiti di calamità naturali, o di bracconieri che si avvicinano alle specie in via di estinzione, o che diano le dimensioni, il peso e la salute degli animali individuati.“
Le immagini riprese dalla telecamera saranno analizzate e catalogate per creare un archivio di profili termici per ogni specie, compreso l’uomo, in modo che possano essere rilevati e identificati automaticamente quando questi sono nel campo. Ciò potrebbe consentire agli ambientalisti di agire rapidamente quando i bracconieri sono in azione o quando è in corso la distruzione dell’habitat. La fase successiva è quella di ampliare le tecniche in caso di catastrofe naturale. La tecnologia potrebbe rendere la ricerca dei superstiti e le operazioni di salvataggio molto più efficienti. Un argomento quanto mai attuale, visti gli ultimi avvenimento del Centro-Italia.