Autismo nell’adulto: diagnosi, trattamenti e approccio clinico integrato

L’autismo (oggi definito disturbo dello spettro autistico, ASD) non “scompare” con il compimento dei 18 anni; anzi, molti individui giungono alla diagnosi solo in età adulta. Il DSM-5-TR lo colloca nei disturbi del neurosviluppo, ma la sua espressività tardiva si intreccia spesso con altre condizioni psichiatriche: ADHD (comorbidità più frequente), ansia, depressione, disturbi ossessivo-compulsivi e, in quota minore, schizofrenia.

La sovrapposizione sintomatologica può confondere il quadro clinico e ritardare l’intervento, con ricadute su lavoro, vita affettiva e salute mentale complessiva. Studi genetici recenti confermano, per esempio, un’architettura comune fra ADHD e autismo, con rischio incrementato di co-diagnosi.

Come si diagnostica l’autismo in età adulta?

Per diagnosticare l’autismo in età adulta è utile considerare i seguenti elementi:

  1. Colloquio clinico approfondito – raccolta di anamnesi evolutiva, scolastica e lavorativa, spesso con l’aiuto di familiari o partner per ricostruire la traiettoria dei sintomi.
  2. Scale di screening standardizzate
    • AQ (Autism Spectrum Quotient): 50 item autovalutativi utili come “cut-off” iniziale.
    • RAADS-R: questionario da 80 item validato per adulti con QI nella norma e presentazione “camouflata”.
  3. Assessment osservativo
    • ADOS-2 – Modulo 4: intervista semi-strutturata che analizza comunicazione, interazione sociale e creatività durante compiti di problem-solving.
    • ADI-R (quando disponibili informatori affidabili): approfondisce storia dello sviluppo linguistico e comportamenti ripetitivi.
  4. Diagnosi differenziale e valutazione delle comorbidità – scale PHQ-9, GAD-7, DIVA-5. Il riconoscimento tempestivo di ansia o depressione è cruciale: questi disturbi possono mascherare o amplificare le manifestazioni autistiche.
  5. Tele-assessment – la pandemia ha accelerato l’adozione di piattaforme video per somministrare moduli adattati dell’ADOS-2 e batterie cognitive, riducendo le liste d’attesa e mantenendo affidabilità diagnostica comparabile al setting in presenza.

Il percorso terapeutico: non un’unica cura, ma un mosaico di interventi

La gestione dell’autismo in età adulta non si riduce a un’unica strategia, ma richiede un approccio integrato e personalizzato che combini interventi psicoeducativi, psicoterapici e, quando indicato, farmacologici. Un primo passo cruciale è rappresentato dalla psico-educazione individuale o di coppia, che aiuta la persona a comprendere il proprio profilo autistico e a identificare i principali trigger sensoriali. Questa modalità di intervento è raccomandata come step iniziale dai nuovi protocolli NICE pubblicati nel 2024.

Autismo nell'adulto
La psico-educazione individuale o di coppia con esperti aiuta la persona a comprendere il proprio profilo autistico.

Un altro pilastro è la terapia cognitivo-comportamentale adattata (CBT-A), finalizzata a ridurre ansia sociale, ruminazioni e a incrementare la flessibilità cognitiva. Studi controllati hanno evidenziato riduzioni significative dei punteggi relativi all’ansia (GAD-7) e alla depressione (PHQ-9), confermandone l’efficacia.

Per migliorare la comunicazione pragmatica e la capacità di leggere i contesti sociali, si possono integrare percorsi di Social Skills Training, individuali o di gruppo, che risultano ancora più efficaci se associati a tecniche di role-play e video-feedback. La mindfulness, inoltre, si è dimostrata utile per favorire l’autoregolazione emotiva e ridurre lo stress: una meta-analisi del 2025 ha evidenziato un effetto medio sulla stabilizzazione della labilità emotiva.

Negli adulti con autismo, l’ABA (Analisi Comportamentale Applicata) è stata principalmente studiata in età evolutiva, ma dati preliminari suggeriscono che, se inserita in programmi di “supported living”, può supportare il potenziamento delle autonomie quotidiane, come la gestione del budget e l’autocura.

Sul piano occupazionale, un supporto mirato con occupational o job coaching può facilitare l’inserimento lavorativo protetto e prevenire il burn-out. L’adattamento del modello IPS ai contesti ASD ha mostrato un tasso di mantenimento del posto di lavoro superiore al 60% a un anno.

Infine, nei casi in cui siano presenti sintomi associati rilevanti – come irritabilità marcata, insonnia o depressione – si può valutare un intervento di psicofarmacologia mirata. Le linee guida aggiornate al 2025 indicano l’utilizzo di aripiprazolo o risperidone per l’irritabilità, SSRI per i disturbi d’ansia e guanfacina in caso di impulsività.

È importante sottolineare che i farmaci non modificano i sintomi nucleari dell’autismo, ma possono ridurre la sofferenza legata alle condizioni concomitanti e migliorare la qualità complessiva della vita.

Accesso ai servizi: la via “phygital”

La concomitanza fra aumento di diagnosi tardive e digitalizzazione sanitaria ha favorito la nascita di cliniche specializzate che operano in modalità ibrida. Centri come la Karakter Adult Autism Clinic (NL) o il britan­nico Lorna Wing Centre affiancano valutazioni in presenza, follow-up telematici e programmi di digital coaching.

Un esempio 100% italiano è la clinica GAM Medical, che ha introdotto un percorso “Fast Track 30 giorni” per la diagnosi dell’autismo adulto con report multidisciplinare e counseling post-diagnostico – soluzione particolarmente apprezzata da lavoratori e universitari fuori sede.

Dalla teoria alla vita quotidiana

  • Affiancamento sensoriale – valutazioni OT per identificare iper- o ipo-reattività a luci, suoni, consistenze. Piccole modifiche (lampade a spettro caldo, cuffie antirumore, routine di stretching profondo) abbassano la soglia di sovraccarico.
  • Tecnologia assistiva – app di time-boxing, smartwatch con reminder tattili, software di video modelling per preparare colloqui di lavoro.
  • Peer support – gruppi online moderati da psicologi favoriscono la condivisione di strategie e attenuano l’isolamento; le linee guida ISS 2024 li considerano “good practice” complementare.
  • Family & couple counseling – utile per ridefinire dinamiche relazionali; la consapevolezza reciproca riduce conflitti e favorisce compromessi sensoriali (es. gestione rumori domestici).

L’autismo nell’adulto impone un cambio di paradigma: da modello pediatrico-centrico a percorso di life-long support. Una diagnosi accurata richiede strumenti dedicati (RAADS-R, ADOS-2 Mod. 4) e un occhio attento alle comorbidità DSM. Il trattamento, necessariamente multimodale, integra psicoterapia adattata, coaching occupazionale, interventi farmacologici selettivi e supporto digitale. Cliniche ibride come quella sopracitata, dimostrano come innovazione organizzativa e telemedicina possano ridurre drasticamente tempi di accesso e frammentazione delle cure, offrendo agli adulti autistici la possibilità di costruire percorsi professionali e relazionali più soddisfacenti. Con la crescita dell’evidence-based practice e l’affinamento di biomarcatori, il futuro della salute mentale autistica si muove verso interventi sempre più personalizzati e inclusivi.