OklahomaIl servizio geologico degli Stati Uniti ha pubblicato una mappatura delle aree del Paese maggiormente a rischio di terremoti, soprattutto di quelli causati dall’uomo. Il risultato ha dell’incredibile, se si pensa che fino a qualche anno fa sembrava impensabile che i terremoti potessero essere causati dall’azione degli esseri umani.

E invece è risultato che, ad esempio, lo stato dell’Oklahoma, un tempo territorio a basso rischio sismico, ora ha lo stesso rischio della California, nota, invece, per i suoi terremoti naturali. E la colpa sembra essere proprio dell’attività estrattiva. Le regioni maggiormente interessate sono quelle che comprendono gli stati dell’Oklahoma, del Kansa, del Texas, dell’Arkansas, del Colorado, del New Mexico, dell’Ohio e dell’Alabama. Tutta l’area comprende circa 7 milioni di abitanti.

Si tratta di aree già colpite da numerosi terremoti indotti da attività umane, anche se di intensità limitata: parliamo di una magnitudo mai oltre il valore 3 con un’unica eccezione, verificatasi nel 2011, quando un sisma legato ad iniezione di acque reflue ha toccato magnitudo 5,1. Ma non è detto che all’aumentare delle attività, non possa aumentare anche l’intensità della conseguenza sismica.

Tant’è vero che proprio in Oklahoma, regione maggiormente sotto osservazione, in un passato molto lontano e, quindi, non causati dall’uomo, ma per cause naturali, ci sono stati terremoti che hanno toccato anche magnitudo 7, per cui risvegliare un’attività di questo tipo, attraverso azioni estrattive e sollecitazioni continue, negli anni potrebbe essere molto preoccupante.
In alcune zone degli Stati Uniti, i geologi hanno evidenziato un aumento dell’attività sismica di circa 10 volte rispetto agli anni passati, e la causa principale è il cosiddetto fracking.
Il fracking è la frantumazione artificiale delle rocce sotterranee attraverso potenti iniezioni di acqua, al fine di liberare gas e idrocarburi presenti in alcune rocce. Ulteriore causa che induce terremoti è l’iniezione di acque reflue nel sottosuolo, acque che vengono utilizzate per la perforazione di pozzi petroliferi e che anziché depurarle vengono iniettate a grandi profondità ben sotto le falde acquifere.

Le mappe e l’allarme sono stati diffusi dall’Istituto di Geologia degli Stati Uniti in tutto il Paese e maggiormente nelle zone interessate per sensibilizzare sia la popolazione che le società operanti nel settore del fracking. Non sembra, però, che le società dedite alla ricerca e allo sfruttamento di idrocarburi abbiano preso atto dei dati rilevati e deciso degli accorgimenti o reso meno intense le loro attività di estrazione frantumazione e iniezione.