Chi comprerà gli impianti dell’Ilva di Taranto potrà spostare in avanti i termini temporali di presentazione e attuazione del piano ambientale. Potrà inoltre ricevere una sorta di immunità, la stessa che adesso è concessa ai commissari e ai subcommissari. Inoltre si nomineranno altri tre subcommissari, presso il ministero dell’Ambiente, che dovranno valutare la dilazione del piano ambientale fornendo un parere. Si moltiplicano quindi gli organi di consultazione e di controllo.
Tutto questo è scritto nel decreto Salva-Ilva, l’ennesimo, pubblicato venerdì scorso in Gazzetta Ufficiale e che da domani sarà sottoposto alla Camera all’esame delle commissioni Ambiente e Attività produttive per la conversione in legge. Un testo che ha scatenato le polemiche: «Pensavamo di aver visto tutto con i decreti precedenti, ma quest’ultimo è riuscito a sorprenderci – hanno dichiarato i parlamentari del M5S – Con l’ennesimo decreto Salva Ilva il governo oltrepassa il confine della legalità stabilendo per l’eventuale acquirente degli impianti tarantini una licenza di uccidere a norma di legge».
Al M5S ha risposto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti: «Il decreto antepone proprio la valutazione del programma di risanamento ambientale all’individuazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Cioè, in altri termini, il dl dice a chiare lettere che solo le offerte il cui piano ambientale risponderà alle regole europee di tutela dell’ambiente e della salute saranno prese in considerazione ai fini della scelta».
Di fatto, nel testo, non c’è nulla per la città di Taranto.
E infatti i cittadini sono sul piede di guerra. Peacelink sta raccogliendo le forze in campo per organizzare una reazione di massa. Proprio pochi giorni fa l’Asl aveva pubblicato i dati del locale Registro Tumori, confermando che il danno causato dal disastro ambientale e sanitario nel tarantino è già fatto e che se ne pagheranno le conseguenze ancora per anni. Addirittura indipendentemente dalla riduzione della fonte di inquinamento.
[dropcap]C[/dropcap]ome spiega la dottoressa Antonia Mincuzzi, coordinatrice del Registro Tumori Asl di Taranto, “calcolare quando si avrà il picco del numero dei malati è impossibile. Si tratta di patologie con una latenza varia, i cui fattori scatenanti sono diversi per ciascuna”. I dati aggiornati fanno riferimento agli anni 2009-2011 e parlano chiaro. Nel territorio della provincia di Taranto per alcune patologie ci si ammala molto più che nel resto d’Italia e del mezzogiorno. Come si legge nel report “si evidenziano tassi standardizzati più elevati in provincia di Taranto rispetto al pool nazionale e al pool sud per mesotelioma, carcinoma epatico, vescicale e polmonare nel sesso maschile a conferma della probabile responsabilità di esposizioni professionali”.