La biodiversità marina è a serio pericolo. A dirlo è un recente studio pubblicato sulla Royal Society Open Science. Gli impatti causati dall’uomo come l’eccessivo sfruttamento da pesca, l’inquinamento e la conseguente perdita di habitat stanno causando una rapidissima perdita di biodiversità marina e modificando le reti alimentari marine.
Poiché molti grandi vertebrati marini sono caratterizzati da una crescita lenta, una tarda età di maturazione e una lunga durata, sono particolarmente suscettibili agli impatti umani, e vi è una crescente preoccupazione per lo stato delle loro popolazioni. Tuttavia, il monitoraggio delle tendenze demografiche della megafauna marina può essere problematico, in quanto molti, ad esempio balene e squali, trascorrono la maggior parte della loro vita in mare aperto, in cui il campionamento è difficile e costoso. Quindi, i set di dati disponibili sono spesso spazialmente e temporalmente incompleti, rendendo la stima delle tendenze abbondanza controversa.
Questi problemi caratterizzano gli studi di ecologia del pesce più grande del mondo, lo squalo balena (Rhincodon typus). Gli squali balena sono una specie migratoria, con le popolazioni eventualmente collegate su scala globale, ma con alcune differenze genetiche tra le popolazioni dalla Atlantico e Indo-Pacifico. Nel 2000, gli squali balena sono stati classificati come vulnerabili dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e inseriti nella Lista Rossa IUCN, e lo stesso status è stato mantenuto in più valutazioni recenti. Anche se molti paesi hanno vietato la pesca diretta e protetto lo status di specie della Lista Rossa IUCN, ci sono numerose evidenze che suggeriscono che le riduzioni dei popolazioni di squali balena sono ancora in corso.
Tali ribassi potrebbero essere il risultato della pesca illegale, altre fonti antropiche di mortalità, o delle catture accessorie nell’ambito delle operazioni di reti da circuizione del tonno. Sta di fatto che non è più possibile osservare una creatura del mare grossa quanto un pulmino scolastico. Gli enormi squali balena, i pesci d’acqua salata più grandi del pianeta, sembrano essere svaniti dagli oceani.
Come riportano gli scienziati, fino a una decina di anni fa squali balena adulti, lunghi dai 13 ai 15 metri, vivevano nelle calde acque oceaniche dall’India fino al Belize. Secondo lo studio pubblicato su Royal Society Open Science, oggi questi giganti si possono avvistare solo nel Pacifico orientale. Altrove raggiungono a malapena i sette metri: piccoli, troppo giovani per riprodursi. I ricercatori si sono concentrati nel dettaglio sulla vita degli squali balena della Ningaloo Reef, in Australia Occidentale, dove vive uno dei gruppi costieri più studiati al mondo. Dopo aver ripercorso decenni di osservazioni e relativi dati, il team ha identificato una tendenza a dir poco preoccupante: l’animale più grande avvistato sulla barriera nella metà degli anni Novanta misurava 13 metri, per passare a 10 nei primi anni 2000 e scendere fino a otto nel 2011. Insomma, gli squali balena diventano sempre più piccoli. Nonostante in alcuni Paesi sia protetto e sia vietato cacciarlo, è possibile che a metterlo a rischio siano ancora oggi uccisioni accidentali o illegali.
Nel 2014 le prove raccolte da un’organizzazione no-profit hanno mostrato come una fabbrica della Cina sud-orientale lavorasse circa 600 carcasse di squalo balena l’anno. Ma, esistono anche spiegazioni alternative: forse la maggior parte degli squali balena che si aggregano vicino alla costa è giovane, perché i grandi esemplari adulti preferiscono viaggiare attraverso acque profonde.
A complicare l’analisi, c’è il fatto che le misurazioni sui gruppi di queste enormi creature in aree diverse da Nigaloo non sono del tutto affidabili. Questo rende difficile arrivare a delle conclusioni sul suo stato di conservazione attraverso il pianeta. Inoltre, con i grandi esemplari praticamente dispersi, è impossibile stabilire se la specie, attualmente classificata come vulnerabile stia affrontando un grave declino. Eppure, altri dati raccolti attraverso le industrie ittiche di Taiwan e della Cina continentale, sembrano indicare che gli squali balena sono diventati più piccoli e rari. A conferma del fatto che l’allarme lanciato dai ricercatori al largo della costa occidentale dell’Australia non è per niente infondato e che tutti dobbiamo essere consapevoli del danno che stiamo arrecando al nostro Pianeta.